Una maxi-inchiesta nata nel 2019 da un’intuizione investigativa della Procura leccese, allora guidata da Roberta Licci, e culminata con 1.200 pagine di ordinanza che delineano un presunto sodalizio tra imprenditori, politici e funzionari pubblici capace di orientare appalti, ottenere fondi pubblici e condizionare carriere e campagne elettorali.
Le figure
Al centro c’è la figura di Alfredo Barone, imprenditore ed ex sindaco di Parabita, descritto dagli inquirenti come il “dominus” di un sistema ben oliato, in grado di agganciare pubblici ufficiali e di influenzare le scelte amministrative in diversi enti del Salento. Il motore del presunto meccanismo era l’utilizzo distorto dei Programmi integrati di agevolazione, in particolare quelli legati al settore turistico. Barone e i suoi sodali, secondo la Procura, avrebbero distratto oltre 5 milioni di euro dai fondi regionali, destinandoli alla realizzazione di alberghi di lusso in immobili storici come l’ex cinema Santa Lucia, l’ex convento delle Stimmatine a Lecce e una struttura a Rivabella di Gallipoli.
I favori
Tra gli episodi più gravi ricostruiti nell’ordinanza, spicca il presunto intervento diretto dell’allora assessore regionale Alessandro Delli Noci per sbloccare proprio il progetto “Stimmatine”, inizialmente bocciato dalla Regione. Secondo la ricostruzione investigativa, grazie a una delibera comunale ad hoc è stata introdotta una variante urbanistica in deroga, che ha permesso il rilascio del permesso di costruire e l’ottenimento di un finanziamento pubblico da 15 milioni di euro. Altro episodio finito nel mirino della procura riguarda il progetto immobiliare di via Costadura, per il quale Delli Noci avrebbe favorito il rilascio del permesso di costruire grazie a una convenzione stipulata con l’Università del Salento. In questo modo, l’area è stata trasformata urbanisticamente e l’iter accelerato sensibilmente. Uno dei passaggi chiave dell’inchiesta riguarda anche il progetto “Urban Fitness” con pista ciclabile in viale Papa Giovanni Paolo II. Inizialmente il Comune aveva negato l’autorizzazione per un impianto di distribuzione carburanti riconducibile a Barone e Congedo. Ma grazie a una variante in diminuzione e a un successivo permesso di costruire, l’accesso all’area privata è stato garantito. Anche qui, Delli Noci avrebbe avuto un ruolo diretto. Nel fascicolo anche altri episodi che vedono coinvolti altri politici e funzionari salentini.
Il perno
Elemento chiave, nella rete del potere descritta dalla procura, è Maurizio Laforgia, ingegnere barese ritenuto il “faccendiere-lobbista” capace di muoversi tra i piani alti della politica regionale. Il suo legame con Delli Noci sarebbe stato strettissimo: «È il cavallo su cui ho puntato», «Me lo prendo con il guinzaglio… con la museruola», a conferma del controllo esercitato sulle decisioni dell’ex assessore.