Non ci resta che mangiarci le mani

Quando non si hanno più soldi, vale tutto per tirare avanti. Come nella scena di Miseria e Nobiltà quando i poveracci, pur di mettere qualcosa a tavola, decidono di impegnare le ultime lenzuola del corredo buono.

Ecco, questo sta accadendo in Italia. In barba ai dati, ai record superlativi e ad un ottimismo, evidentemente di facciata, il governo sta immaginando di vendere delle quote robuste dei cosiddetti gioielli di famiglia come Eni, Poste e Ferrovie. Delle autentiche casseforti con molta liquidità a disposizione.

Lo farà per fare cassa, per acquisire denari non tanto per mantenere le promesse elettorali che tali rimarranno, quanto per sostenere l’ordinaria amministrazione di una Nazione che ormai si è ridotta al banco dei pegni.

Nella commedia, ad un certo punto, arrivava qualcuno a portare una zuppiera di spaghetti che i protagonisti mangiavano con le mani. Qui gli spaghetti sono finiti e perciò non ci resterà che mangiarci le mani per aver distrutto – e non da oggi – il Belpaese.

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