Come per una star del piccolo schermo l’auditel del giorno dopo è assai importante, portatore di buone o cattive nuove sugli ascolti, così i sondaggi lo sono per i partiti politici e per i loro esponenti. Specialmente quelli di spicco.
Ed allora, andando a curiosare tra i numeri, si scopre che in questo periodo, decimale più decimale meno, la prima in classifica perde qualcosina, i partitini fanalini di coda una settimana sì e una settimana non raggiungono o si allontanano dalla soglia di sbarramento e i populisti, stellati o legati, continuano a tracimare voti e consensi.
Viene da ridere a scriverlo, ma l’unico partito che continua a guadagnare, a rosicare verso l’alto, è quello dei riformisti. Storto o morto è ben fisso al secondo posto.
La cosa divertente è la scoperta che, meno parlano i suoi leader, nazionali e locali, più le percentuali di gradimento salgono. Adesso, lungi da noi trarre conclusioni affrettate ma, come dicevano i latini: intelligenti pauca.