Se credete che la Commissione parlamentare Antimafia sia soltanto uno strumento di lotta alla criminalità organizzata – lasciatevelo dire – siete un po’ ingenui.
Già, perché qualcuno, anche nella seduta durante la quale è stato ascoltato il governatore pugliese Michele Emiliano, non esita a utilizzare quell’organismo parlamentare come “clava” per colpire l’avversario politico di turno e anche quelli che ritiene vicini a quest’ultimo.
Poco importa se a essere bastonate sono persone del tutto estranee alle dinamiche mafiose e lontane da qualsiasi ipotesi di accostamento alla criminalità organizzata: anche quelle vanno colpite – cioè ingiustamente tirate in ballo nel tentativo di screditarle – se questo è funzionale a un preciso disegno politico.
Così una Commissione parlamentare, dunque un “pezzo di Stato” che come tale dovrebbe rappresentare e tutelare tutti, viene trasformato in un’arma con cui abbattere l’avversario politico e anche persone che con certe questioni c’entrano poco o nulla. È ammissibile? No, vergognoso.