Alla vigilia dell’assemblea generale delle Nazioni unite a New York, l’Ucraina e i suoi alleati si trovano in una fase delicata del conflitto. Il presidente Volodymyr Zelensky ha confermato che incontrerà Donald Trump, attuale inquilino della Casa Bianca, per sollecitare nuove sanzioni contro Mosca e chiedere garanzie di sicurezza più solide. «Se la guerra continua e non ci sono progressi verso la pace, ci aspettiamo sanzioni», ha dichiarato, criticando la lentezza dell’Occidente e l’atteggiamento di attesa che lega le mosse statunitensi a quelle europee.
Secondo fonti citate da Bloomberg, Vladimir Putin ritiene invece che l’escalation militare sia la via migliore per costringere Kiev a trattare alle condizioni del Cremlino. Il presidente russo sarebbe convinto che Trump non intenda rafforzare in modo significativo la difesa ucraina, impressione maturata dopo l’incontro in Alaska.
Intanto la guerra non si ferma: nella notte, la Russia ha lanciato oltre 40 missili e centinaia di droni, colpendo diverse città ucraine, tra cui Dnipro e Odessa, con un bilancio provvisorio di vittime e gravi danni alle infrastrutture. Attacchi con droni hanno raggiunto anche la regione russa di Samara, causando quattro morti, mentre nuove esplosioni hanno colpito raffinerie a Saratov.
La crisi si allarga anche sul fronte internazionale. Ieri tre jet russi sono entrati nello spazio aereo estone, spingendo Tallinn a invocare l’articolo 4 della Nato. La risposta dell’Alleanza, secondo il segretario generale Mark Rutte, è stata «rapida e decisa». Condanne sono arrivate da Macron, che ha parlato di «azioni irresponsabili», e da Ursula von der Leyen, che ha promesso una risposta ferma.
Mentre l’Ue prepara il 19esimo pacchetto di sanzioni, resta da capire se l’incontro Zelensky-Trump potrà imprimere una svolta o se, come teme Kiev, l’Occidente continuerà a «perdere tempo» di fronte all’escalation russa.