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Weekend lungo per i deputati italiani: arriva la proposta ufficiale del Governo

Il governo propone la settimana corta – o lungo weekend – per i deputati. Ovvero, prevedere a Montecitorio la chiusura dei lavori giovedì sera e non più, come accade oggi, a ora di pranzo di venerdì quando scatta il “tana liberi tutti”, dopo la rituale seduta in cui ministri e sottosegretari a nome dell’esecutivo rispondono a interrogazioni e interpellanze rivolte loro dai deputati.

Le perplessità

La proposta giunge dallo stesso ministro dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, di Fratelli d’Italia, il quale ha condiviso l’idea con i capigruppo, sollevando qualche perplessità in quelli di minoranza in quanto la loro proposta di settimana corta da 40 a 32 ore, ma per i lavoratori, è stata bocciata in commissione bilancio proprio pochi giorni fa. L’idea, che per ora è ancora a livello embrionale e con ogni probabilità verrà discussa dopo la pausa estiva, è di anticipare al giovedì pomeriggio il confronto tra deputati e governo in quanto il venerdì è più complicato trovare ministri disponibili a recarsi in aula per rispondere alle domande dei rappresentanti dei cittadini.

Lavori a scartamento ridotto

D’Altronde, motivano la possibilità i sostenitori dell’iniziativa di Ciriani, il venerdì per quanto la Camera sia formalmente aperta, i lavori in Aula viaggiano a scartamento ridotto. Le interpellanze ricevono risposta soltanto da parte di qualche sottosegretario volenteroso, mentre tra i seggi nell’emiciclo e anche in Transatlantico, o alla buvette, si incrocia un numero limitato di deputati, soprattutto quelli che non sono di Roma. Tutti gli altri, ovvero quelli che non sono direttamente interessati ad atti di sindacato ispettivo, spesso hanno già lasciato la Capitale e sono tornati a casa.

La situazione al Senato

D’altra parte, al Senato è già ufficialmente così. Tutti i lavori a Palazzo Madama si chiudono entro il giovedì, a meno che non vi siano situazioni di particolare urgenza che richiedono lavori prolungati, con i senatori che in pratica lavorano solo tre giorni a settimana, visto che le sedute sia in aula che in commissione iniziano il martedì mattina e, appunto, si concludono due giorni dopo, giovedì sera. Il motivo per cui c’è questa differenza di orari e di giorni di lavoro tra le due Camere, che ha spinto Ciriani a proporre la “settimana corta”, è da far risalire al 2008 quando, sull’onda del montante populismo di marca grillina, l’allora presidente di Montecitorio, Gianfranco Fini, propose di far lavorare i deputati dal lunedì al venerdì e prevedere lo stop per una settimana al mese in cui i parlamentari avrebbero potuto dedicarsi alla cura dei territori dove sono stati eletti. Alla fine del braccio di ferro si giunse alla conclusione adottata ancora oggi e cioè che si lavora di venerdì, ma solo per le interpellanze e le interrogazioni e non c’è la settimana libera. Un accordo che oggi torna in discussione con la proposta di Ciriani e su cui è prevedibile si accenderà lo scontro politico tra maggioranza e opposizioni.

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