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Vittima di Almasri denuncia il governo italiano per favoreggiamento

Lam Magok Biel Ruei, vittima di Osama Almasri, denuncia il governo italiano per "favoreggiamento". Le condotte di Nordio, Piantedosi e Meloni hanno sottratto il torturatore libico alla giustizia. «L'inerzia del ministro della Giustizia, il quale "avrebbe potuto e dovuto" chiedere la custodia cautelare del criminale ricercato dalla Corte penale internazionale, e il decreto di espulsione firmato…

Lam Magok Biel Ruei, vittima di Osama Almasri, denuncia il governo italiano per “favoreggiamento“. Le condotte di Nordio, Piantedosi e Meloni hanno sottratto il torturatore libico alla giustizia.

«L’inerzia del ministro della Giustizia, il quale “avrebbe potuto e dovutochiedere la custodia cautelare del criminale ricercato dalla Corte penale internazionale, e il decreto di espulsione firmato dal ministro dell’Interno, con l’immediata predisposizione del volo di Stato per ricondurre il ricercato in Libia, “hanno consentito ad Almasri di sottrarsi all’arresto e di ritornare impunemente nel suo Paese di origine, impedendo così la celebrazione del processo a suo carico».

Esiste un comunicato ufficiale della Corte penale internazionale del 22 gennaio 2025 che, secondo Francesco Romeo, legale di Lam Magok, «dimostra che le autorità italiane erano state non solo opportunamente informate dell’operatività del mandato di arresto, ma anche coinvolte in una precedente attività di consultazione preventiva e coordinamento volta proprio a garantire l’adeguata ricezione della richiesta della Corte e la sua attuazione».

In quello stesso comunicato si riporta inoltre che le autorità italiane hanno chiesto espressamente alla Corte penale internazionale di non commentare pubblicamente l’arresto di Almasri, dimostrando, quindi, di esserne a conoscenza. «Il silenzio del ministro Nordio – commenta Lam Magok – e’ stato chiaramente funzionale alla liberazione di Almasri.

Un silenzio prolungato, quello del ministro della Giustizia Nordio, tenuto in aperta e plateale violazione dell’art. 59 della l. 232/99 (legge di ratifica dello Statuto della Corte penale internazionale) che impone allo Stato destinatario di una richiesta di arresto della Corte di prendere provvedimenti per garantire l’arresto della persona di cui è stata richiesta la cattura e dell’art. 2, comma 3 della l. 237/2012 che prevede che “il ministro della Giustizia nel dare seguito alle richieste di cooperazione assicura che sia rispettato il carattere riservato delle medesime e che l’esecuzione avvenga in tempi rapidi».

Prima ancora del rilascio del ricercato il volo destinato a ricondurlo in Libia era in rotta per Torino addirittura in anticipo rispetto alla decisione di scarcerazione della Corte d’Appello. La decisione di adottare il decreto di espulsione da parte del ministro dell’Interno Piantedosi è stata condivisa con la presidente del Consiglio, come dichiarato e rivendicato dalla stessa Giorgia Meloni in un video pubblicato su Facebook.

«Motivi di sicurezza dello Stato» così Piantedosi giustifica l’allontanamento del criminale. Un criminale, tuttavia, che «non è pericoloso in Italia, ma in Libia: è in Libia – dichiara Lam Magok – che ha commesso i crimini di guerra e contro l’umanità per i quali è ricercato dalla Corte penale internazionale e che, grazie alla condotta del governo italiano, continuerà a perpetrare a danno di donne, uomini e bambini».

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