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Vacanze brevi e intense. Come sono cambiate le ferie degli italiani

Gli stabilimenti balneari semivuoti nei giorni feriali non racconterebbero un crollo del turismo, ma un cambio radicale nel modo in cui gli italiani vanno in vacanza. Lo spiega Federbalneari Italia, che parla di un “nuovo modello” ormai consolidato: meno ferie lunghe, più soggiorni brevi, flussi concentrati nei weekend e nei giorni festivi. «Il mare resta la meta preferita, ma oggi viene vissuto in modo più flessibile e frammentato» osserva il presidente Marco Maurelli. Dal lunedì al venerdì, anche con tariffe contenute, le presenze calano drasticamente; il sabato e la domenica, invece, le spiagge tornano a riempirsi, spinte dal turismo locale e da soggiorni “mordi e fuggi”. Nel 2024, ad esempio, il 10,8% degli italiani ha scelto la montagna e quasi il 3% i laghi, mentre cresce la quota di chi preferisce città d’arte o viaggi all’estero.

Le ferie di agosto

Il fenomeno è alimentato anche da un calendario delle ferie molto concentrato: nella settimana di Ferragosto è in vacanza il 40% dei lavoratori, il 26% in quella precedente e il 28% in quella successiva. Per il resto dell’anno, la quota scende sotto il 2%, salvo picchi natalizi tra il 10 e il 15%. In Europa, invece, le ferie sono distribuite in modo più uniforme: il picco medio è del 21% nella settimana pre-Ferragosto, con differenze meno brusche. Nei paesi nordici le vacanze si concentrano a luglio, mentre in altri, come la Repubblica Ceca, il momento clou è tra Natale e Capodanno. Sul fronte economico, il settore balneare affronta sfide crescenti.

Tariffe alle stelle

Dal 2012 al 2025 le tariffe sono salite in media del 20% (meno del 2% l’anno), un aumento ben inferiore all’inflazione post-Covid e all’impennata dei costi di gestione. «Il costo del lavoro stagionale è quasi triplicato, arrivando a 110 euro al giorno per dipendente», ricorda Maurelli sottolineando come molti operatori abbiano evitato di riversare interamente gli aumenti sui clienti.

La concorrenza

La concorrenza internazionale non manca: in destinazioni come Montenegro o Corfù l’Iva sul turismo è al 5%, ma il confronto reale resta favorevole all’Italia. «Una settimana in Grecia o Croazia costa in media 600 euro a persona; in Italia circa 500, con un’offerta che spazia dal mare alle città d’arte», rileva Federbalneari.I dati complessivi del turismo estivo restano solidi: oltre 36 milioni di italiani in viaggio e una spesa superiore a 41 miliardi di euro. Ma la sfida, per il settore balneare, sarà adattarsi a un pubblico che chiede più flessibilità, esperienze diversificate e servizi competitivi tutto l’anno.

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