Scatto di Banco Bpm e Unicredit a Piazza Affari, con l’istituto di Piazza Meda che avanza del 3% a 10,44 euro e quello guidato da Andrea Orcel che sale dell’1,4% a 58,16 euro. A dare una scossa ai titoli le indiscrezioni di Bloomberg secondo cui la Commissione Euoropea è pronta a contestare al governo italiano le prescrizioni imposte a Unicredit con il golden power. Secondo l’agenzia americana la DgComp invierà a breve le sue valutazioni formali, affermando che il governo non aveva il diritto di intervenire nell’acquisizione di Banco Bpm da parte di Unicredit e che, in base alle norme europee sulle concentrazioni, solo Bruxelles aveva il potere legale di imporre paletti all’operazione.
L’analisi
«La decisione ordinerà al governo italiano di ritirare le condizioni che ha imposto al completamente dell’acquisizione di Unicredit», scrive Bloomberg, citando fonti a conoscenza della decisione. «Un inadempimento potrebbe condurre all’apertura di una procedura di infrazione contro l’Italia per aver infranto le norme comunitarie», scrive ancora Bloomberg, le cui indiscrezioni non sono state commentate né da Unicredit, né da Banco Bpm, e nemmeno dalla Commissione Ue e dal governo italiano.
Qualora le indiscrezioni venissero confermate i giochi su Banco Bpm, oggetto di un’offerta pubblica di scambio da parte di Unicredit che si concluderà il 23 luglio, potrebbero riaprirsi. Unicredit, che attende domani la decisioni del Tar del Lazio sul golden power, aveva infatti giudicato eccessivamente gravosi i paletti imposti dal governo, chiedendo chiarezza sulle prescrizioni e sulla loro legittimità, senza la quale – aveva detto il ceo Andrea Orcel – la banca si sarebbe tirata indietro.
I limiti dell’Europa
Ai sensi delle norme Ue sulle concentrazioni, la Commissione ha giurisdizione esclusiva per esaminare le concentrazioni di dimensione unionale per motivi di concorrenza nel caso di operazioni che raggiungono determinate soglie di fatturato, ha segnalato l’esecutivo a più riprese. «Ai sensi dell’articolo 21 del regolamento Ue sulle concentrazioni – aveva affermato un portavoce dell’esecutivo comunitario a maggio -, gli Stati membri possono tuttavia, in circostanze molto specifiche, imporre condizioni o bloccare un’operazione in considerazione di interessi legittimi, non correlati a motivi di concorrenza, come la sicurezza pubblica, il pluralismo dei media o le norme prudenziali», aveva aggiunto, sottolineando però che «si tratta di un’eccezione».
«Qualsiasi altro interesse legittimo invocato dagli Stati membri deve essere comunicato alla Commissione ed essere debitamente giustificato – aveva affermato ancora in quell’occasione – Gli Stati membri possono adottare misure per tutelare interessi legittimi come questi solo se compatibili con i principi generali e le altre disposizioni del diritto dell’Ue e se appropriate, proporzionate e non discriminatorie nel loro obiettivo di tutelare un interesse legittimo. La Commissione verifica la compatibilità di tali misure con il diritto dell’Ue. Anche nei casi limitati in cui non è richiesta la notifica preventiva, in caso di seri dubbi sulla conformità delle misure alle condizioni stabilite nell’articolo 21, gli Stati membri dovrebbero consultare la Commissione prima di adottarle».
I rilievi attesi a breve da Bruxelles all’Italia sull’esercizio specifico del golden power su Unicredit-Banco Bpm dovrebbero essere in ogni caso legati alle regole di concorrenza e a tale articolo 21. Il caso è insomma distinto dal dialogo avviato con procedura Eu Pilot, il meccanismo informale di scambio nel caso di una potenziale inosservanza del diritto Ue da parte di uno Stato membro, precedente alla procedura di infrazione.
L’Eu Pilot sul golden power dell’Italia è stato avviato e da quanto era già emerso, il Governo ha collegato la legittimità dell’intervento con la tutela della sicurezza pubblica, profilo di esclusiva competenza nazionale secondo il ministero dell’Economia e senza alcuna interferenza con la disciplina sovranazionale prevista dal regolamento concentrazioni.