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Un’esplosione distrugge le auto del giornalista Sigfrido Ranucci e della figlia: «Avrebbe potuto uccidere» – VIDEO

Un ordigno è esploso nella notte davanti all’abitazione del giornalista Sigfrido Ranucci a Campo Ascolano, frazione del Comune di Pomezia, alle porte di Roma.

L’esplosione, che non ha provocato feriti, ha causato la distruzione di due auto, una di proprietà del conduttore di Report e l’altra della figlia.

Sul luogo sono immediatamente intervenuti i vigili del fuoco, i carabinieri della compagnia di Pomezia con il nucleo investigativo di Frascati e la Digos della questura di Roma.

Le forze dell’ordine stanno conducendo le indagini per ricostruire la dinamica dell’attentato e identificare i responsabili. L’inchiesta è coordinata dalla Procura della Repubblica di Velletri.

La gravità dell’attacco

La potenza dell’esplosione è stata tale che il programma Rai Report, in un post condiviso su X, ha sottolineato come la deflagrazione «avrebbe potuto uccidere chi fosse passato in quel momento».

Precedenti minacce alla redazione

L’intimidazione subita da Ranucci non è il primo episodio che coinvolge la trasmissione d’inchiesta. Già a novembre 2024, la redazione aveva ricevuto minacce «agghiaccianti» in seguito alla messa in onda di un servizio sul conflitto tra Israele e Palestina, realizzato dal giornalista Giorgio Mottola.

Lo stesso Ranucci aveva denunciato l’accaduto su Facebook, riportando il testo minatorio che accusava il programma di un «ignobile servizio anti Israele».

La solidarietà delle istituzioni

L’episodio ha immediatamente generato una ferma condanna da parte delle più alte cariche istituzionali. Il ministro della Giustizia, Guido Crosetto, ha espresso piena solidarietà al giornalista e alla sua famiglia, definendo l’attacco «un gesto gravissimo, vile, inaccettabile» e un colpo «alla libertà stessa di informare e di esprimersi».

Anche la premier, Giorgia Meloni, ha inviato un messaggio di vicinanza a Ranucci. Attraverso una nota di Palazzo Chigi, il Presidente del Consiglio ha espresso «piena solidarietà» e la «più ferma condanna per il grave atto intimidatorio», ribadendo che «la libertà e l’indipendenza dell’informazione sono valori irrinunciabili delle nostre democrazie, che continueremo a difendere».

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