Per “questioni familiari” il vice ministro alla giustizia Francesco Paolo Sisto non sarà eletto dopodomani giudice della Corte costituzionale. Nelle ultime ore, nonostante qualche riserva – raccontano in Parlamento – della premier Giorgia Meloni il nome del senatore Pierantonio Zanettin sembra quello su cui Forza Italia ha trovato l’intesa.
Secondo alcune indiscrezioni, un combinato disposto ha fatto pendere la decisione verso il Veneto, dove risiede Zanettin. Il primo elemento che pare abbia convinto i vertici azzurri è dato dal fatto che, a differenza di Sisto, l’avvocato vicentino è stato eletto nel collegio plurinominale per il Senato Veneto 02 e quindi, in caso di dimissioni dal seggio a Palazzo Madama, non sarà necessario ricorrere a elezioni suppletive, ma basterà far scorrere la lista sostituendo Zanettin con il primo dei non eletti, anzi la prima: Roberta Toffanin. A differenza di quel che accadrebbe se a essere eletto alla Consulta fosse Sisto, vincitore alle elezioni politiche del 2022 nel collegio uninominale di Andria. In questo caso, quindi, sarebbero necessarie nuove consultazioni, con il rischio, visto che tra i possibili candidati del centrosinistra potrebbe esserci il presidente della regione Puglia, Michele Emiliano, di perdere un seggio al Senato dove i numeri della maggioranza non sono oceanici.
L’altro scenario
Il secondo fattore, invece, che preme sui vertici di Forza Italia, è dato proprio da Toffanin, vicinissima al ministro dell’ambiente e della transizione ecologica, Gilberto Pichetto Frattin, anch’egli forzista, tanto che è stata nominata con decreto firmato dallo stesso esponente di governo, il 9 novembre 2022, “esperto economico nel gabinetto del ministro” con un compenso di 80 mila euro annue.
Se la scelta di Zanettin dovesse essere, come pare, formalizzata nelle prossime ore, martedì 14 gennaio, la convocazione del presidente della Camera Lorenzo Fontana del Parlamento in seduta comune proprio per eleggere i quattro giudici della Corte costituzionale mancanti vedrebbe la cosiddetta fumata bianca, con l’elezione di Zanettin, Francesco Saverio Marini, voluto direttamente dalla premier Giorgia Meloni, attuale suo consigliere giuridico e considerato l’autore della riforma del “premierato”, l’accademico dei Lincei Massimo Luciani, in quota Pd, se non dovessero essere cambiati gli accordi nelle ultime ore, e la professoressa di diritto tributario dell’Università di Foggia, Valeria Mastroiacovo, già assistente di studio a Palazzo della Consulta, quale tecnica. L’accelerata sull’intesa è motivata anche dalla necessità di comporre il collegio nella sua forma plenaria anche perché il prossimo 20 gennaio gli ermellini saranno chiamati a giudicare l’ammissibilità del referendum sull’autonomia differenziata con il via libera, a questo punto, non pare scontato.