Romano Prodi, ex Presidente della Commissione europea di Bruxelles ed ex presidente del Consiglio dei ministri, nonché fondatore dell’Ulivo e del Partito Democratico, ha presentato, ieri a Bisceglie, il suo ultimo libro dal titolo “Il dovere della speranza. Le guerre, il disordine mondiale, la crisi dell’Europa e i dilemmi dell’Italia”, edito da Rizzoli, in dialogo con i giornalisti Massimo Giannini e Paola Zanca. Quello presso le Vecchie Segherie di Bisceglie è stato l’unico evento previsto in Puglia.
Gli obiettivi
Tra le finalità dell’opera letteraria di Prodi vi è quello di approfondire e dibattere alcune questioni fondamentali legate alla politica internazionale e il futuro dell’Europa. «Se si lascia il pallino in mano a Trump e Musk è difficile sperare in una maggiore stabilità – sostiene Prodi a margine della presentazione del volume – Ci sono timidi segnali di speranza, ma sono timidi e occorre che, a livello globale, si agisca congiuntamente per addivenire a soluzioni pacifiche e che guardino al futuro. Oggi la classi dirigenti durano poco proprio perché non hanno visione, prospettiva».
Il libro
Attraverso le pagine del libro, Prodi evidenzia la necessità di salvaguardare i principi fondanti dell’Europa, messi allo stato attuale alla prova da un panorama mondiale sempre più incerto e disseminato da instabilità. L’ex premier sottolinea l’urgenza di una strategia politica coesa e lungimirante, capace di rispondere alle nuove sfide senza compromettere i diritti e le conquiste sociali ottenute nel XX secolo. «Guardate: l’Europa è la terza economia mondiale. Gli Stati Uniti con il loro peso del 24%, la Cina col suo 17 e l’Europa? L’Europa col suo 17%, sì, il 17. Ma è disunita e spesso si perde in rivoli che non le consentono di ottenere a livello mondiale la credibilità e l’attenzione che merita. Occorre operare compatti, come forza unica e solida», mette in evidenza Prodi. “Il dovere della speranza” vuol dire non arrendersi alla progressiva evanescenza europea. Vuol dire continuare a credere in una politica internazionale che non sia solo uno strumento dottrinario di rese dei conti. Perché il rischio di perdere tutto è incredibilmente concreto. Il volume affronta temi di stretta attualità come il disordine mondiale, i conflitti internazionali, le difficoltà dell’Unione Europea e di come si colloca l’Italia in questo scenario complesso. «L’Italia, in questo periodo storico, non deve concedere, non deve allinearsi a chi crede sia il più forte, ma avere una autorevolezza che le consenta di fare l’Italia – conclude il professore – Ecco: se l’Italia fa l’Italia riesce a essere credibile, autorevole, apprezzata e ascoltata. Se invece ci si fa pecora…».