I colloqui di pace tra Russia e Ucraina svoltisi a Istanbul si sono chiusi senza progressi concreti. All’incontro, durato circa due ore, non hanno preso parte né il presidente russo Vladimir Putin né quello ucraino Volodymyr Zelensky, che si è invece recato ad Ankara per incontrare il presidente turco Erdogan. L’assenza di figure chiave ha generato scetticismo internazionale sull’efficacia del summit.
La delegazione ucraina ha denunciato proposte «irrealistiche» da parte di Mosca, come il ritiro delle truppe di Kiev da territori controllati. Zelensky ha parlato di «negoziati finti» e ha chiesto una reazione forte del mondo, comprese nuove sanzioni. Secondo Kiev, la squadra russa sarebbe composta da rappresentanti di basso profilo, «senza potere decisionale reale».
Anche il presidente americano Donald Trump ha espresso dubbi. «Fino a quando non incontrerò Putin, non succederà nulla», ha detto, aggiungendo di essere pronto a un faccia a faccia con il leader del Cremlino. Duro anche il commento del premier britannico Starmer. «Putin deve pagare per aver rifiutato la pace».
Dal vertice della Comunità politica europea a Tirana, il segretario generale della NATO Mark Rutte ha definito un errore l’invio di una delegazione russa di basso livello, mentre Ursula von der Leyen ha annunciato un nuovo pacchetto di sanzioni che colpirà anche Nord Stream e il settore finanziario russo.
Nonostante le tensioni, Kiev ha ribadito di essere pronta per un cessate il fuoco duraturo e incondizionato, sostenuta da Stati Uniti, UE e altri partner. Ma la distanza tra le parti resta profonda, e la diplomazia fatica ancora a trovare una via d’uscita dal conflitto.