La risposta del Cremlino alle parole pronunciate da Trump a Davos, durante il Forum economico in Svizzera, non si è fatta attendere. A controbattere ci ha pensato il portavoce del presidente Putin, Dmitri Peskov, rispondendo alle accuse secondo cui alla base del conflitto con l’Ucraina ci sarebbero i prezzi del petrolio. «Questo conflitto si sta svolgendo a causa di una minaccia alla sicurezza nazionale della Federazione Russa», ha assicurato il portavoce, aggiungendo tra le cause scatenanti anche «la riluttanza e il rifiuto totale degli americani e degli europei di ascoltare le preoccupazioni della Russia». Trump, nel frattempo, in un’intervista rilasciata a Fox News, ha neanche tanto velatamente incolpato Zelensky per aver risposto ad una grande potenza militare.
«Il presidente ucraino non è un angelo – ha evidenziato – non avrebbe dovuto rispondere agli attacchi perché avremmo potuto trovare un accordo». Parole che fanno il paio con quelle rilasciate da Putin. «Nel 2020 a Trump hanno rubato la vittoria, se fosse stato presidente forse non ci sarebbe stata la crisi che è avvenuta in Ucraina nel 2022».
La guerra non si ferma
La scorsa notte droni russi si sono abbattuti su diverse città della regione di Kiev, provocando la morte di tre persone e ferendone un’altra. L’attacco ha distrutto alcuni piani di un edificio residenziale di 10 piani, tanto che è stata necessaria l’evacuazione di 150 residenti. Su 58 droni russi, le difese aeree ucraine ne avrebbero abbattuti meno della metà. Stando a quanto dichiarato dal ministero della Difesa la Russia avrebbe conquistato un altro villaggio nel Donetsk. Possibili nuovi rinforzi, invece, potrebbero arrivare dalla Corea del Nord, che starebbe preparando un dispiegamento di truppe in sostegno del Paese alleato. A dirlo un rapporto sudcoreano rilanciato dall’agenzia di stampa Yonhap.
