«Non posso accettare che l’assassino di mia figlia possa uscire liberamente tutti i giorni dalle 15 alle 18. A quell’ora io ho finito di lavorare, mi avvio verso casa e rischio di trovarmelo davanti al supermercato, per strada, in centro».
Sono le parole, riportate dal quotidiano La Stampa, di Tiziana Suman, la mamma di Erika Petri, giovane donna di Biella uccisa nel 2017 dal fidanzato con 57 coltellate, mentre si trovavano in vacanza in Sardegna.
L’uomo, Dimitri Fricano, è stato condannato a trent’anni di reclusione, ma nel novembre del 2023 il tribunale di sorveglianza ha disposto dodici mesi di detenzione domiciliare per ragioni mediche: essendo un ‘grande obeso‘ deve ricevere l’assistenza necessaria.
«Soltanto qualche settimana fa – è il racconto di Tiziana – me lo sono trovata di fianco in fila alle poste. Era mezzogiorno, l’ho seguito, non sono riuscita a farne a meno. Ho anche telefonato in questura per capire come mai era in giro a quell’ora, mi hanno detto che stava tornando da una visita a Vercelli. L’ennesimo colpo al cuore».
I genitori di Erika affermano che Fricano dovrebbe essere trasferito in una struttura «dove lo curino davvero» in quanto «se resta libero non dimagrirà mai: perché dovrebbe farlo, visto che in seguito tornerebbe in carcere?».