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Tutto pronto per i negoziati in Turchia ma gli scenari restano ancora fumosi

A poche ore dal tavolo dei negoziati aperto dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan a Istanbul, e voluto dall’omologo americano Donald Trump, gli scenari restano ancora fumosi. Se per gli Stati Uniti ci saranno il segretario di Stato, Marco Rubio, e gli inviati speciali della Casa Bianca, Steve Witkoff e Keith Kellogg, non è ancora chiaro del tutto quali saranno i componenti delle due parti in guerra.

Strategie tra le parti

Nelle scorse ore, per quanto riguarda i rappresentanti del Cremlino, si erano fatti i nomi del ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, insieme al consigliere per gli affari internazionali, Yuri Usharov. Nomi in realtà non ancora confermati da Mosca, che ha deciso di tenere il riserbo sulla delegazione. «Scioglieremo la riserva solo quando avremo le relative istruzioni dal Presidente Putin – ha chiarito il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov – Finora non ci sono state istruzioni in tal senso».

Nei giorni scorsi il presidente ucraino aveva richiesto un incontro diretto con Putin per parlare di un possibile accordo di pace, o perlomeno di una tregua a Kiev, dopo il «no» all’ipotesi di un cessate il fuoco proposto dai volenterosi. Adesso è in attesa di risposte ufficiale dal Cremlino per decidere il da farsi per le prossime mosse.

«Tutto dipenderà dal fatto che Putin abbia o meno paura di venire a Istanbul – ha detto una fonte diplomatica ucraina all’agenzia Reuters – In base alla sua risposta, la nostra leadership deciderà i prossimi passi». Anche lo stesso presidente Trump, in visita ufficiale di tre giorni in Medio Oriente, ha detto di essere disponibile a un incontro in Turchia nel caso in cui il presidente russo decidesse di partecipare ai negoziati. «Putin vorrebbe che fossi presente, questa è una possibilità, non so se ci sarà, se io non ci sarò, lo scopriremo», ha dichiarato.

Non solo un incontro

Oltre al primo incontro a Istanbul delle prossime ore però potrebbero seguirne altri sempre in Turchia. A confermarlo è il vice presidente per le relazioni estere del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (Akp) al governo in Turchia, Halil Korkmaz. «È possibile che i negoziati possano portare a un accordo per proseguire il processo volto a mettere fine al conflitto – ha detto – Un secondo, un terzo incontro. Non si può escludere, tutto dipenderà dall’esito».

Il presidente francese, Emmanuel Macron, a capo del gruppo dei volenterosi assieme al premier britannico Keir Stermer, nel corso di un’intervista sull’emittente TF1, ha aperto alla possibilità concreta di schierare aerei francesi dotati di arma atomica al confine russo, in particolare in Polonia e in Germania, dopo una discussione con gli altri Paesi.

L’ipotesi armi nucleari

«La Francia non intende in alcun modo scatenare una terza guerra mondiale – ha affermato Macron che definirà la sua ipotesi nelle prossime settimane – ma è fondamentale aiutare Kiev a difendersi e metterla nella posizione migliore possibile per affrontare trattative future».

Una provocazione, che potrebbe diventare realtà, che non è piaciuta al Cremlino. «La proliferazione delle armi nucleari nell’Unione europea non aggiungerà sicurezza e stabilità al continente», ha detto in maniera tranchant il portavoce Peskov.

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