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Dazi, Trump salva gli iPhone. Mano tesa alla Cina: «Io e Xi siamo amici»

Secondo Donald Trump «arriveremo a qualcosa di positivo». È quanto ha detto il presidente degli Stati Uniti d’America, ribadendo con i giornalisti a bordo dell’Air Force One diretto in Florida di essere «ottimista» sulla questione dei dazi, imposti a quasi tutti i Paesi partner commerciali degli Usa e poi bloccati con una moratoria di novanta giorni. Anche sul fronte cinese, Trump ha ricordato di essere sempre andato d’accordo con il presidente Xi Jinping.

I negoziati

Sempre durante il volo che da Washington lo ha portato nella sua residenza di Mar a Lago, l’inquilino della Casa Bianca ha poi affermato che gli Usa hanno avviato negoziati «con molti Paesi» per i dazi. «Siamo in un’ottima posizione – ha detto esprimendo la piena fiducia sul fatto che il dollaro – è e sarà sempre la valuta di riserva» e non solo per gli Stati Uniti.

Il presidente americano si è detto anche ottimista sull’andamento dei bond: «il mercato obbligazionario sta andando bene, abbiamo avuto un piccolo momento, ma io ho risolto molto velocemente il problema. Voglio che il Paese sia in una posizione economica incredibile», ha concluso, rispondendo alla domanda se sono state le preoccupazioni per i titoli di Stato Usa a spingerlo a cambiare la posizione sui dazi con la sospensione di 90 giorni.

Il salva smartphone

Per confermare queste parole, sempre il presidente a Stelle e strisce, approfittando dello stop ha escluso, esentandoli dai nuovi balzelli «smartphone, computer, semiconduttori e altri dispositivi elettronici dai dazi reciproci», una sorta di provvedimento Salva iPhone, visto che nei giorni scorsi proprio Apple aveva mostrato più preoccupazione per le nuove politiche economiche essendo oltre che un’azienda esportatrice di strumenti tecnologici, legata a doppio filo con la Cina per quanto riguarda la produzione dei dispositivi marchiati con la Mela morsicata. La decisione è stata formalizzata con un avviso pubblicato dalla Customs and Border Patrol, responsabile della riscossione dei dazi. Un’esenzione che da più parti viene letta come un ammorbidimento delle posizioni Usa nei confronti proprio del gigante asiatico.
Intanto, sempre negli Stati Uniti, la strategia della Casa Bianca è al centro del dibattito politico. Il dietrofront del presidente secondo il partito democratico sarebbe associabile ad una manovra di insider trading. I senatori del Partito democratico hanno acceso i riflettori anche sull’attività social del presidente nelle ore che hanno preceduto l’annuncio.

L’inchiesta

«Questo è il momento di comprare», aveva scritto Trump sul social Truth. «Chiediamo alla Sec (security and exchange commission, l’ente governativo che sorveglia le questioni finanziarie) di indagare se l’annuncio dei dazi, che ha provocato il crollo dei mercati e la conseguente parziale ripresa, abbia arricchito esponenti dell’amministrazione e anche amici ai danni degli americani», si legge in una lettera inviata da Elizabeth Warren e altri senatori dem con cui chiedono un’inchiesta per stabilire se persone vicine alla Casa Bianca «compresi familiari del presidente, fossero a conoscenza in anticipo della pausa dei dazi»e abbiano «abusato» di questa conoscenza per «fare delle transazioni finanziarie prima dell’annuncio del presidente», ipotizzando un reato di insider trading. Un comportamento fuori legge che nei giorni scorsi aveva avuto come bersaglio la parlamentare Marjorie Taylor Green, che nei giorni del crollo della borsa ha acquistato titoli tecnologici, tra cui Apple, risaliti dopo l’annuncio della sospensione da parte di Trump mercoledì scorso.

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