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Trump-Putin, riecco la “linea rossa” ma Kiev si prepara a colpire Mosca

Donald Trump e Vladimir Putin potrebbero sentirsi al telefono nei prossimi giorni. Nel frattempo l'inviato speciale del presidente degli Stati Uniti, Steven Witkoff, fa il punto sulle trattative per la ricerca di una tregua in Ucraina. Witkoff ha tenuto a spiegare che il suo faccia a faccia con Putin è stato "positivo" ed è durato…

Donald Trump e Vladimir Putin potrebbero sentirsi al telefono nei prossimi giorni. Nel frattempo l’inviato speciale del presidente degli Stati Uniti, Steven Witkoff, fa il punto sulle trattative per la ricerca di una tregua in Ucraina. Witkoff ha tenuto a spiegare che il suo faccia a faccia con Putin è stato “positivo” ed è durato “tre o quattro ore” nel corso delle quali la discussione è stata imperniata sulla «ricerca di soluzioni per la crisi in Ucraina».

La strategia

L’emissario in terra russa di Trump ha confermato che il tycoon punta a giungere a una soluzione in un lasso di tempo relativamente breve, che Trump quantifica in “settimane”. Per Witkoff sia Mosca che Kiev “vogliono una soluzione al conflitto” e le distanze fra le due parti in causa “si stanno riducendo” mentre, prima dell’avvento della nuova amministrazione americana erano su due mondi diversi. Parallelamente alle interlocuzioni con Mosca, gli Stati Uniti stanno portando avanti anche quelle con la controparte di Kiev e, a tal proposito, è previsto un incontro fra delegazioni la prossima settimana. Il Consigliere alla sicurezza americano, Mike Waltz, ha messo in chiaro che la soluzione al conflitto passa anche per la rinuncia da parte dell’Ucraina di alcuni territori attualmente contesi. «Dovrebbe essere uno scambio: la cessione territori in cambio di future garanzie di sicurezza» ha dichiarato. Nelle dinamiche per la risoluzione del conflitto per Kiev non sarebbe prevista la prospettiva di un eventuale ingresso nella Nato: «È estremamente improbabile che l’Ucraina possa accedervi» ha spiegato Waltz aggiungendo che «questa è la posizione non solo degli Stati Uniti, ma anche di numerosi altri Paesi».

La reazione ucraina

Nel frattempo il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, è tornato ad attaccare la Russia dopo gli ultimi raid. «Chi vuole che la guerra finisca, non sferra centinaia di bombardamenti» ha dichiarato ai media. Pertanto, a dire del leader di Kiev, «occorre esercitare congiuntamente pressione sulla Russia affinché ponga fine alla sua aggressione tramite misure decisive, fra cui sanzioni, che non solo devono essere mantenute, ma anche costantemente rafforzate».

La nuova arma

Nel frattempo Kiev continua il lavoro per implementare in maniera autonoma il proprio arsenale militare. A tal proposito Zelensky ha annunciato che il missile di produzione nazionale Long Neptune «è stato testato con successo in combattimento», forse un riferimento all’attacco effettuato da Kiev su una raffineria russa nella regione di Krasnodar nei giorni scorsi. Si tratta di un’arma che ha una gittata di circa 1000 chilometri, quindi teoricamente potrebbe arrivare a colpire anche Mosca. Il Long Neptune è un’evoluzione della versione precedente del missile che ha affondato la nave ammiraglia della flotta russa del Mar Nero, la “Moskva”, nel 2022. Per terra sono palesi le difficoltà dell’esercito ucraino, tanto da cambiare il Capo di Stato: Andriy Gnatov che sostituisce Anatoly Barhylevych.

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