È pronto a prendere lo scettro il 47° presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, anche se l’iter burocratico è lungo e lo porterà a giurare nel gennaio del 2025. Ma come la sua presidenza influenzerà il sud e la Puglia? È davvero così lontana l’America? In realtà no. Affatto. Intanto l’annuncio dell’aumento dei dazi fa tremare i polsi a chi esporta in Usa e non sono pochi gli imprenditori meridionali e pugliesi che lo fanno, in tanti settori compresi quelli manufatturieri (oltre 990 milioni di beni, nel 2023), agroalimentari o prodotti da estrazione da cave.
I numeri
Il Mezzogiorno d’Italia (secondo uno studio di Davide Stasi, responsabile dell’Osservatorio economico Aforisma) nel 2022 sono stati esportati beni per un valore complessivo di 4 miliardi 876 milioni di euro, a fronte di importazioni che si sono fermate a un miliardo 658 milioni di euro, per un saldo attivo di 3 miliardi 218 milioni di euro. L’anno scorso sono stati esportati beni per un valore complessivo di 6 miliardi 208 milioni di euro, a fronte di importazioni che si sono fermate a un miliardo 864 milioni di euro, per un saldo attivo di 4 miliardi 343 milioni di euro. Un trend sul fronte delle esportazioni in crescita dunque che potrebbe significare però un aumento di spese e un cambio di passo se i dazi saranno aumentati non solo per la Cina (come già annunciato da Trump), ma per tutti.
L’agroalimentare pugliese
Non solo, è ormai acclamato che gli States sono, per la Puglia, il primo mercato di sbocco per la pasta e i prodotti da forno. Gli Stati Uniti sono un importante mercato di sbocco dell’export pugliese di prodotti alimentari trasformati, il terzo dopo Francia e Germania. Il valore della merce esportata negli USA nel 2023 ammonta a 104 milioni di euro, pari al 7,9% dell’intero export regionale delle industrie alimentari e delle bevande (dati Istat). Che cosa accadrà di tutto ciò? Il timore c’è. Non a caso ieri il presidente della Cia- agroalimentare, Cosimo Fini ha affermato: «Contiamo su un lavoro diplomatico importante tra Europa e Stati Uniti anche per salvaguardare l’export agroalimentare Ue e Made in Italy. Non dimentichiamo quanto accaduto tra il 2019 e il 2021 per effetto della politica di Donald Trump sulla querelle Airbus-Boeing, ma auspichiamo si apra ora una stagione che tenga fuori il tema dazi». E aggiunge: «Alla tregua quinquennale sancita nel 2021 resta praticamente un solo anno -ricorda Cia- e occorre consolidare quello spiraglio di distensione che alla fine salvò i prodotti italiani – vino, olio e pasta in particolare- nella revisione delle liste merci Ue colpite dai dazi Usa, ma che fece, invece, tremare con una stangata del +25% il comparto dei formaggi, dei salumi e dei liquori italiani».
L’America di Trump impaurisce l’Europa, almeno nell’economia, non è un caso che le Borse europee, ieri, hanno chiuso in rosso. Milano (1,54%) ha terminato in forte ribasso, trascinato da banche e utility. Chiaramente i titoli più esposti sono quelli legati all’energia e alle rinnovabili. Per avere un quadro più chiaro poi si dovrà aspettare qualche mese, quando Trump verrà incoronato presidente dall’America che l’ha voluto in plebiscito.