Tempi duri per la Corte penale internazionale. Un giorno dopo la visita di Benjamin Netanyahu, Donald Trump, con un ordine esecutivo, ha imposto delle sanzioni contro il Tribunale, colpevole, secondo lui, di «azioni illegittime e infondate contro l’America e il nostro stretto alleato, Israele». Al centro della polemica il mandato d’arresto, emesso a novembre, dalla Corte contro il primo ministro israeliano e al suo ex ministro della Difesa, Yoav Gallant. Una mossa di facciata, visto che gli Usa non riconoscono la giurisdizione del Tribunale nederlandese, non essendo tra i firmatari dello statuto di Roma del 1998, ma che ha innescato varie reazioni.
Le posizioni internazionali
I Paesi della Nazioni Unite, nel dettaglio 79 su 193, hanno firmato una dichiarazione congiunta a sostegno dell’indipendenza, dell’imparzialità e dell’integrità della Corte. «Le sanzioni aumentano il rischio di impunità per i crimini più gravi e minacciano di erodere lo Stato di diritto internazionale», così nel documento sottoscritto, tra gli altri, da Canada, Germania, Francia e Gran Bretagna, ma non dall’Italia, imbrigliata in questioni interne con la Corte dell’Aja. Il primo ministro israeliano, dal canto suo, ha definito come «coraggiosa» la scelta di Trump di imporre sanzioni alla Corte e al suo personale. «Difenderà l’America e Israele da un tribunale corrotto, antiamericano e antisemita – ha ribattuto Netanyahu – che non ha alcuna giurisdizione o base per impegnarsi in azioni legali contro di noi». In ogni caso, la Corte continuerà a funzionare, lo ha garantito il primo ministro dei Paesi Bassi, Dick Schoof. «Come Paese ospitante abbiamo la responsabilità di garantire il funzionamento della Corte in ogni momento, e continueremo a farlo».
Le sanzioni in pratica
Gli Stati Uniti, come conseguenza delle sanzioni, avranno la possibilità di negare il visto ai membri della Corte, nonché ai loro familiari, ma potranno anche «congelare» i beni appartenenti agli stessi. Trump aveva già applicato sanzioni contro il tribunale durante il suo primo mandato nel 2020, quando i giudici internazionali aprirono un’indagine sui crimini commessi dall’esercito statunitense e dalla CIA durante la guerra in Afghanistan. Trump bloccò i conti della procuratrice a capo della Corte e del suo vice, oltre a imporre restrizioni sui viaggi negli Stati Uniti per diversi funzionari.