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Tregua a Gaza, liberi 6 ostaggi israeliani. Ora l’altra fase, Hamas: «Pronti a scambio completo»

Sono stati consegnati i sei ostaggi israeliani prigionieri di Hamas. Come nelle precedenti occasioni il gruppo ha allestito dei palchi a Rafah, nella parte meridionale di Gaza, e nell’area di Nuseirat, nel centro della Striscia. Anche questa volta non sono mancati i manifesti di propaganda contro Israele. Con questo rilascio si chiude la lista dei 33 ostaggi ancora in vita che per l’accordo di tregua dovevano essere liberati nella prima fase. Sono Tal Shoham, Omer Shem-Tov, Eliya Cohen, Omer Wenkert, Avera Mengistu e Hisham al-Sayed.

Hamas ha riferito in una dichiarazione la sua «disponibilità a passare alla seconda fase dell’accordo» di cessate il fuoco e «la volontà di portare a termine un processo di scambio completo» di ostaggi e prigionieri, «che realizzerà un cessate il fuoco permanente e un ritiro completo dell’occupazione» israeliana.

Lo scambio

In cambio del ritorno a casa di sei ostaggi, Israele deve liberare 602 detenuti palestinesi, di cui 445 arrestati a Gaza durante la guerra, 110 sono ritenuti particolarmente pericolosi e 47 erano stati rilasciati in precedenti accordi per poi essere nuovamente arrestati.

Il rilascio è previsto alle 20 di questa sera, secondo quanto riportano fonti arabe citate dal Times of Israel. «Per quanto riguarda il ritardo nel rilascio dei terroristi, in seguito alla conclusione della consultazione sulla sicurezza (del primo ministro stasera), verrà presa una decisione sui prossimi passi e il completamento del ritorno degli ostaggi», dice una fonte israeliana citata da diversi media ebraici.

Il rilascio dei 6 ostaggi in diversi momenti

I primi tre ostaggi israeliani Omer Shem Tov, Eliya Cohen e Omer Wenkert sono stati portati da miliziani di Hamas su un palco allestito a Nuseirat, prima della loro consegna alla Croce Rossa: scortati da combattenti e con in mano un documento, hanno sorriso e salutato. Intanto nella piazza degli ostaggi di Tel Aviv, la folla è scoppiata in grida di gioia, mentre venivano trasmesse sugli schermi le immagini della liberazione dei tre, scortati fuori dalla Striscia di Gaza dalle forze speciali israeliane, dopo essere stati consegnati loro dalla Croce Rossa.

Hisham al-Sayed, uno degli ostaggi è stato liberato oggi da Hamas, tenuto prigioniero per circa un decennio, non è stato rilasciato a Nuseirat, come indicato, ma in un altro luogo a Gaza City, senza una “cerimonia” sul palco, perché musulmano «e per rispetto della sua famiglia». Al-Sayed, beduino israeliano del villaggio di Hura, nel deserto del Negev, è entrato nella Striscia da solo nei pressi del valico di Erez nell’aprile 2015. 

Anche Tal Shoham e Avera Mengistu, hanno attraversato il confine e si trovano in Israele. Shoham è stato tenuto prigioniero da Hamas per 505 giorni, mentre Mengistu è stato tenuto prigioniero per 3.821 giorni. I due sono stati scortati fuori dalla Striscia di Gaza dalle forze speciali israeliane, dopo essere stati consegnati dalla Croce Rossa.

La seconda fase

Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, e il suo governo giocano «sporco» sulla seconda fase dell’accordo. Lo dice Basem Naim, alto funzionario dell’ufficio politico di Hamas, ricordando che i negoziati per la seconda fase del cessate il fuoco di Gaza avrebbero dovuto iniziare il 16esimo giorno della prima fase e continuare fino al momento in cui tutti i punti della seconda fase fossero stati concordati.

«Purtroppo, Netanyahu e il suo governo hanno rifiutato di impegnarsi nella seconda fase, mentre manca solo una settimana al termine della prima fase. Crediamo ancora una volta che questi siano sporchi giochi del governo di destra per sabotare e indebolire l’accordo e per inviare un messaggio di volontà di tornare in guerra», riferisce ad Al Jazeera.

«Hamas – aggiunge Naim – rimane fedele all’accordo e ha rispettato i suoi obblighi ai sensi dell’accordo, mentre ha incontrato violazioni della prima fase e il rifiuto di prendere parte alla seconda fase. «Nella prima fase sono stati uccisi oltre 100 palestinesi, gran parte degli aiuti umanitari concordati non è stata autorizzata a entrare a Gaza e il ritiro dal corridoio di Netzarim è stato posticipato».

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