Una svista giornalistica rischia di riscrivere, ingiustamente, la mappa della cardiochirurgia italiana. È accaduto nel corso della rubrica «Medicina» del Tg1, ieri mattina, nell’edizione delle ore otto, dove un servizio giornalistico, ha attribuito ad un’equipe padovana il primato del primo trapianto di cuore prelevato all’estero, in Svizzera, e trasferito in Italia grazie a un accordo di collaborazione con il Centro nazionale trapianti elvetico.
Nel servizio, presentato come un traguardo che «a 40 anni dal primo trapianto di cuore in Italia, eseguito dall’equipe del professor Vincenzo Gallucci, oggi un nuovo primato per la scuola di cardiochirurgia di Padova, dove per la prima volta è stato trapiantato un cuore prelevato fuori dai confini nazionali, in Svizzera, grazie all’accordo di collaborazione tra il centro nazionale trapianti italiano e quello elvetico». Il Tg della rete ammiraglia della tv di Stato ha, quindi, illustrato il risultato ottenuto a Padova come una «prima assoluta» per la cardiochirurgia nazionale. Poco dopo sono giunte in redazione diverse telefonate, probabilmente di pazienti, che segnalavano il fatto.
Il primato è barese
Da almeno tre anni, infatti, nel reparto di Cardiochirurgia del Policlinico di Bari, diretto, ironia della sorte, da Tomaso Bottio, di origini venete, vengono trapiantati regolarmente cuori espiantati all’estero. Non uno o due casi, ma una cinquantina di interventi realizzati prelevando organi in diversi Paesi europei: Svizzera, Inghilterra, Repubblica Ceca, Malta, Francia, Ungheria, Grecia e Polonia. Un’attività ormai consolidata, che ha portato il centro trapianti barese a raggiungere quota 99 trapianti complessivi, conquistando il primato non solo nazionale ma, secondo i dati clinici disponibili, anche europeo. Il confronto con gli altri centri italiani è netto.
Subito dopo Bari, si colloca Bologna, con 34 trapianti: con meno della metà delle operazioni eseguite nel capoluogo pugliese. Numeri che restituiscono la portata del lavoro svolto in Puglia. A Padova resta comunque un merito specifico, ma diverso da quello raccontato in apertura del servizio del Tg1. L’equipe veneta è stata, infatti, la prima in Italia a utilizzare una particolare tecnica di trasporto a cuore battente, resa possibile da un macchinario in grado di mantenere l’organo in funzione durante il trasferimento. Ma si tratta di un primato tecnologico e metodologico, non del primo trapianto da donatore estero.
La disattenzione
L’equivoco sollevato dal servizio non è soltanto una questione di attribuzioni: riguarda il valore dell’informazione sanitaria. Perché dietro ogni dato c’è un’équipe, un reparto, una rete di donatori e pazienti. E questi pazienti, evidentemente, hanno ritenuto di rivendicare la primogenitura per Bari come atto di ringraziamento per chi ha salvato loro la vita. P. P.









