Tragedia sull’Himalaya. Il maltempo e una serie di valanghe hanno colpito duramente diverse aree del Nepal, provocando la morte di almeno nove alpinisti, tra cui tre italiani. La Farnesina ha confermato i decessi di Alessandro Caputo, Stefano Farronato e Paolo Cocco, mentre altri sette connazionali risultano tuttora dispersi, fra cui Marco Di Marcello e Markus Kirchler, impegnati nella scalata allo Yalung Ri.
Il console generale d’Italia a Calcutta, Riccardo Dalla Costa, è giunto a Kathmandu per coordinare le operazioni di soccorso insieme alle autorità locali. Le ricerche proseguono senza sosta nonostante le condizioni meteorologiche proibitive e le difficoltà di comunicazione nelle zone montuose.
Il corpo del fotografo abruzzese Paolo Cocco è stato recuperato sul Dolma Khang e trasportato a Kathmandu. Nella stessa valanga hanno perso la vita anche il francese Christian André Manfredi, il tedesco Jakob Schreiber e due guide nepalesi, Padam Tamang e Mere Karki. Altri cinque alpinisti, tra cui due francesi e tre nepalesi, sono stati tratti in salvo.
In un altro incidente, avvenuto sul monte Panbari, hanno perso la vita Caputo e Farronato, travolti dalla neve a oltre 5.000 metri di quota. Con loro avrebbe dovuto esserci anche Valter Perlino, che si è salvato per un malore che lo aveva costretto a restare al campo base.
Intanto cresce la speranza per Di Marcello: il segnale del suo dispositivo satellitare continua ad aggiornarsi, indicando che potrebbe essere ancora in movimento. Tuttavia, la macchina dei soccorsi è rallentata da procedure burocratiche che richiedono autorizzazioni multiple per i voli di emergenza. Le associazioni alpinistiche chiedono ora riforme urgenti per garantire risposte più rapide durante le operazioni in alta quota.










