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Terzo mandato, le motivazioni della bocciatura: «Il divieto è un principio fondamentale»

La Corte costituzionale ha reso note le motivazioni della sentenza 64 con la quale lo scorso 9 aprile ha dichiarato incostituzionale la legge della Regione Campania sul terzo mandato consecutivo del presidente. La Consulta ha dichiarato che tale divieto è un principio fondamentale della materia elettorale previsto dall'articolo 122 della Costituzione e può essere letto…
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La Corte costituzionale ha reso note le motivazioni della sentenza 64 con la quale lo scorso 9 aprile ha dichiarato incostituzionale la legge della Regione Campania sul terzo mandato consecutivo del presidente. La Consulta ha dichiarato che tale divieto è un principio fondamentale della materia elettorale previsto dall’articolo 122 della Costituzione e può essere letto come un «temperamento di sistema», facendo da «ponderato contraltare», scrivono i magistrati.

Gli stessi che bacchettano Vincenzo De Luca, presidente della Campania e promotore della norma, affermando che è stato lo stesso legislatore statale ad avere «ancorato l’applicazione del principio alla legislazione regionale che in qualche modo si collega all’elezione diretta del presidente della Giunta regionale». Ne consegue, quindi, che le leggi delle regioni ordinarie intervenute in materia elettorale dopo l’entrata in vigore della legge 165 del 2004 «non possono, a pena di illegittimità costituzionale, violare il principio in esame, che è ormai parte integrante dei rispettivi ordinamenti».

Le ragioni dell’incostituzionalità

La disposizione impugnata – nella parte in cui ha introdotto d una specifica deroga al divieto, escludendo, nella sostanza, la computabilità dei mandati pregressi rispetto a quello in corso e quindi consentendo al presidente della Giunta uscente che ha già svolto due mandati consecutivi di essere rieletto alle prossime elezioni – si pone, quindi, «in contrasto con il principio fondamentale, in violazione dell’articolo 122 della Costituzione». Ecco perché De Luca non potrà ricandidarsi a presidente di Regione alle elezioni che si terranno in Campania e in altre quattro regioni a Statuto ordinario il prossimo autunno. A meno che il Governo non decida di prorogare le legislature, accorpando il rinnovo dei vertici degli enti territoriali al prossimo election day.

Il caso Trentino

Intanto, è polemica, soprattutto interna alla maggioranza di centrodestra, per l’eventualità che lunedì prossimo, 19 maggio, il governo impugni anche la legge della Provincia autonoma del Trentino che prevede anch’essa la possibilità di un terzo mandato per i presidenti. Quel giorno, infatti, scadono i termini per ricorrere sempre davanti ai giudici della Corte Costituzionale. Sulla questione si è espresso Matteo Salvini, nel cui partito milita il presidente trentino che ambisce al terzo mandato, Maurizio Fugatti: «speriamo di no», ha detto a margine del consiglio federale del partito. Questo anche perché la legittimità della legge trentina potrebbe aprire al terzo mandato in Friuli Venezia Giulia, anch’essa regione a Statuto speciale, guidata dal leghista Massimiliano Fedriga. Tuttavia, l’opinione più diffusa in Parlamento e nel Governo è che il ricorso ci sarà così da non applicare «due pesi e due misure».

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