La Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa non usano mezzi termini per commentare la situazione in Myanmar in seguito alle scosse di terremoto dei giorni scorsi, la più forte delle quali è stata di magnitudo 7.7 della scala Richter. «Quello a cui stiamo assistendo è un livello di devastazione che non si vedeva da oltre un secolo in Asia – ha scritto in una dichiarazione – Non si tratta solo di un disastro, ma è una crisi umanitaria complessa che si sovrappone a vulnerabilità già esistenti».
Il numero delle vittime, in effetti, è ancora in salita, così come quello dei feriti e di chi è rimasto senza una casa. Stando ai dati forniti dalla Giunta militare al potere in una buona parte del territorio ci sarebbero 1.700 morti, 3.400 feriti e circa 300 dispersi. Valori che però potrebbero essere drammaticamente più alti, in seguito alle scoperte sotto le macerie.
Non si fermano gli attacchi
La popolazione, intanto, continua ad essere colpita dagli attacchi via terra e con droni lanciati dalla Giunta militare. Stando a quanto riferito da una fonte alla BBC sarebbero state sganciate alcune bombe nella regione di Sagaing, luogo dell’epicentro del sisma più intenso e tra le aree più colpite. Sette ribelli birmani appartenenti a una minoranza etnica, intanto, tra cui cinque donne, sono stati uccisi nello Stato Shan, in un attacco aereo del regime.
Raid aerei sono stati segnalati sulla città di Pauk nel nordovest, oltre ch a Bhamo, nello stato di Kachin, al confine con la Cina. Nei giorni scorsi, il Governo di unità nazionale, fondato da ex deputati del partito pro-democrazia della premio Nobel Aung San Suu Kyi, ha dichiarato una tregua parziale dei combattimenti di due settimane per facilitare le operazioni di soccorso.
Carenza di medicinali
Le Nazioni Unite avvertono che in alcune regioni c’è una «grave carenza» di forniture mediche, una situazione che a cascata si sta ripiegando sull’assistenza fornita dagli operatori sul campo. L’Oms, Organizzazione mondiale della sanità, dall’inizio dell’emergenza ha inviato con urgenza circa 3 tonnellate di beni medici agli ospedali di Mandalay e Naypyidaw, città in cui si registrano più crolli, tra templi, edifici e infrastrutture. Dalla vicina Cina, intanto, sono stati forniti aiuti d’urgenza per un valore di 12,7 milioni di euro, con due squadre di soccorritori a scavare tra le macerie per cercare superstiti.