Un violentissimo terremoto di magnitudo 8.8 ha scosso l’estremo oriente della Russia, con epicentro nella penisola di Kamchatka, provocando un’allerta tsunami che si è estesa a gran parte del Pacifico settentrionale, raggiungendo le coste di Alaska, Hawaii, Giappone e Nuova Zelanda.
Il sisma, uno dei più potenti mai registrati a livello globale, è avvenuto nelle prime ore di mercoledì (l’1:25 ora italiana) e ha generato onde anomale che hanno destato preoccupazione in diverse nazioni, portando a evacuazioni e interruzioni dei trasporti.
Danni limitati e nessun ferito grave in Kamchatka
Nonostante l’intensità eccezionale del terremoto, le zone russe più vicine all’epicentro, inclusa la città di Petropavlovsk-Kamchatsky con i suoi 180mila abitanti, hanno segnalato danni agli edifici, oscillazioni delle auto per le strade, blackout elettrici e interruzioni del servizio di telefonia mobile. Tuttavia, le autorità locali hanno rassicurato sulla situazione, affermando che gli abitanti sono al sicuro e che, al momento, non sono stati riportati feriti gravi. Anche diverse scosse di assestamento, con una magnitudo fino a 6.9, sono state registrate. La prima onda dello tsunami ha colpito la zona costiera di Severo-Kurilsk, il principale insediamento delle isole Curili russe.
Onde di tsunami osservate in Giappone e alle Hawaii
Le prime onde di tsunami hanno raggiunto diverse località, con particolare evidenza in Giappone e alle Hawaii.
Sulla costa giapponese, sono state osservate onde su ampie zone, inclusa un’onda di 1,3 metri al porto di Kuji, nella prefettura di Iwate. L’allerta tsunami ha causato interruzioni nei trasporti, con la sospensione di traghetti e linee ferroviarie locali e la chiusura temporanea dell’aeroporto di Sendai. Oltre 900mila residenti in 133 comuni lungo la costa pacifica del Giappone sono stati invitati all’evacuazione, sebbene le centrali nucleari non abbiano segnalato anomalie.
Alle Hawaii, le webcam in diretta hanno mostrato un abbassamento notevole del livello del mare in alcune parti della costa, un fenomeno che tipicamente precede l’arrivo delle onde principali dello tsunami.
L’allerta ha coinciso con l’ora di punta del pomeriggio di martedì, causando il congestionamento delle strade di Honolulu mentre le persone si spostavano verso zone più elevate. Scuole e attività sono state annullate, e le autorità hanno esortato la popolazione a prendere misure urgenti per la protezione di vite e proprietà.
Allerta estesa agli Stati Uniti e al Canada
L’allerta tsunami si è estesa anche a gran parte della costa occidentale degli Stati Uniti, includendo l’Oregon, lo Stato di Washington e la California, oltre alla provincia canadese della British Columbia.
In Alaska, il Centro nazionale di allerta tsunami ha stimato onde che avrebbero potuto raggiungere i 91 centimetri a Shemya e i 76 centimetri ad Adak. Le autorità hanno raccomandato di rimanere lontani da spiagge, porti e porticcioli, pur specificando che non si tratta di uno tsunami di grande entità, ma che correnti pericolose e onde forti potrebbero rappresentare un rischio. Il presidente americano Donald Trump ha invitato i cittadini a «restare forti e al sicuro».
Quello di oggi è il terremoto più forte registrato a livello mondiale dopo il sisma di magnitudo 9.0 che nel marzo 2011 colpì il Giappone, provocando un devastante tsunami e il “meltdown” nella centrale nucleare di Fukushima.