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Superstipendi pubblici, dopo il caso Brunetta il Governo prepara una nuova stretta

Il caso esploso intorno al compenso del presidente del Cnel, Renato Brunetta, contestato sia a destra che a sinistra, ha accelerato il lavoro del ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo per rimettere ordine nella giungla delle retribuzioni pubbliche. Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha cancellato il tetto ai salari introdotto come misura emergenziale,…
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Il caso esploso intorno al compenso del presidente del Cnel, Renato Brunetta, contestato sia a destra che a sinistra, ha accelerato il lavoro del ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo per rimettere ordine nella giungla delle retribuzioni pubbliche. Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha cancellato il tetto ai salari introdotto come misura emergenziale, l’esecutivo corre ai ripari: una circolare in arrivo chiederà alle amministrazioni di «soprassedere» a qualsiasi aumento, almeno fino alla definizione di nuovi criteri attraverso un Dpcm atteso per gennaio 2026.

La volontà

L’obiettivo è evitare che la pronuncia della Consulta venga interpretata come un “liberi tutti” che consenta ai vertici pubblici di incrementare le proprie buste paga. La Corte ha infatti rimosso il limite per ragioni di legittimità costituzionale, ma non ha aperto la strada a una generalizzata corsa ai rialzi. Da qui la decisione del governo di fissare paletti chiari: nessun adeguamento automatico, e una revisione del sistema fondata su merito, produttività e responsabilità. Solo dodici alti funzionari potranno beneficiare subito del ripristino dei loro stipendi oltre i 300 mila euro, in applicazione diretta della sentenza. Si tratta delle figure apicali delle forze armate e di polizia – i capi di Stato maggiore di Esercito, Aeronautica e Marina, i comandanti di Carabinieri, Guardia di finanza, Polizia, Vigili del fuoco e Polizia penitenziaria – e dei vertici di Consiglio di Stato, Corte dei conti, Cassazione e giustizia tributaria. Tutti gli altri dovranno invece attendere la nuova architettura retributiva, che prevede cinque fasce di compenso calibrate sulla complessità e sulle responsabilità del ruolo ricoperto. Un sistema, spiegano dal ministero, che intende superare l’uniformità dei vecchi tetti, spesso poco coerente con la diversità delle funzioni dirigenziali.

Gli esclusi

Restano comunque esclusi dal perimetro della circolare gli enti dotati di autonomia costituzionale – come lo stesso Cnel di Brunetta – e le autorità indipendenti, tra cui Bankitalia, che definiscono autonomamente i propri trattamenti economici.La riforma, che dovrebbe trovare spazio nel disegno di legge sulla dirigenza pubblica attualmente all’esame del Senato, punta dunque a coniugare rigore e trasparenza, mantenendo un principio di proporzionalità tra incarico e retribuzione. Una partita delicata che il governo vuole chiudere entro l’inizio del nuovo anno, per evitare nuove polemiche e mettere un punto fermo sulla questione dei superstipendi pubblici.

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