Strage di Erba, la difesa di Olindo e Rosa ricorre in Cassazione: «La sentenza va annullata»

La difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi ha presentato ufficialmente ricorso in Cassazione per il processo che li vede unici colpevoli nell’ormai famosa “strage di Erba”, dove persero la vita Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk di soli due anni e la nonna materna del piccolo Paola Galli. A risultare decisiva la testimonianza del sopravvissuto Mario Frigerio, poi morto nel 2014.

Il ricorso

Nel documento, lungo 111 pagine si legge la richiesta di “annullare la sentenza che boccia la richiesta di revisione e considerare la “pletora di elementi di prova” a favore di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati in via definitiva all’ergastolo”. Per i legali, si legge in alcuni passaggi, la motivazione “è del tutto scollata dal contenuto dell’istanza difensiva”, mentre per altre si connota una “’illogicità manifesta e in altri ancora una contraddittorietà di spessore tale da risultare percepibili e di macroscopica evidenza”.

I pilastri dell’accusa

Nel ricorso in Cassazione, la difesa contesta la sentenza del 10 luglio scorso, quando la corte d’Appello di Brescia ha ribadito la verità sulla strage di Erba che si ripete identica da quasi 18 anni. Inoltre prova a scardinare i tre pilastri della condanna: la testimonianza di Frigerio, la traccia di sangue sul battitacco dell’auto di Olindo di una delle vittime e le confessioni dei due imputati.

Nel ricorso vengono messe in fila le “plurime acquisizioni scientifiche nuove” e i “dirompenti dati clinici nuovi da leggere a loro volta alla luce di nuove scoperte scientifiche” che, per la difesa, mettono in dubbio la credibilità dell’unico testimone oculare. Nelle pagine si evidenzia l’aver portato all’attenzione dei giudici fatti “nuovi” e “diversi” e si sottolinea lo “strabismo motivazione” nel descrivere le fasi della morte di Valeria Cheribini.

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