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Strage di Bologna, 45 anni dopo: memoria, giustizia e impegno dei familiari delle vittime

Il 2 agosto 1980, alle 10:25, una bomba esplose nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione di Bologna: 23 kg di esplosivo provocarono 85 morti e oltre 200 feriti. L’orologio, fermo sull’ora dell’attentato, è diventato il simbolo della strage più grave del dopoguerra italiano. Dietro l’attentato, la matrice neofascista, accertata solo dopo anni di…
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Il 2 agosto 1980, alle 10:25, una bomba esplose nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione di Bologna: 23 kg di esplosivo provocarono 85 morti e oltre 200 feriti. L’orologio, fermo sull’ora dell’attentato, è diventato il simbolo della strage più grave del dopoguerra italiano.

Dietro l’attentato, la matrice neofascista, accertata solo dopo anni di depistaggi e ostacoli. Licio Gelli, capo della loggia P2, fu tra i principali orchestratori della rete che cercò di occultare la verità. Le condanne definitive sono arrivate a distanza di anni: Giusva Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini, Gilberto Cavallini e, più recentemente, Paolo Bellini.

A 45 anni di distanza, Bologna non dimentica. Tante le iniziative commemorative: tra queste, una toccante rappresentazione teatrale ha raccontato le storie delle vittime, persone comuni travolte dalla brutalità del terrorismo. Durante la cerimonia ufficiale, Paolo Bolognesi ha tenuto il suo ultimo discorso da presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime, sottolineando l’importanza della desecretazione degli atti per ottenere piena verità. «Non leggere gli atti significa ritardare la giustizia», ha detto. La memoria resta viva, così come l’impegno per la verità.

Mattarella: «Grazie ai familiari delle vittime e al lavoro tenace dei magistrati»

«Nel giorno dell’anniversario, si rinnovano alle famiglie delle vittime i sentimenti di vicinanza. Espressione di una comunità coesa che aderisce a quei principi democratici, che gli artefici della strage volevano cancellare, generando paura per minare le istituzioni, cercando di spingere il Paese verso derive autoritarie, con responsabilità accertate grazie al tenace lavoro di magistrati e servitori dello Stato. Merita la gratitudine della Repubblica la testimonianza dell’Associazione dei familiari delle vittime, che ha sempre tenuto accesa la luce sul percorso che ha portato a svelare esecutori e mandanti, prezioso esempio di fedeltà ai valori costituzionali, specie per i giovani». Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

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