L’esercito israeliano è tornato a sparare vicino un centro di distribuzione umanitaria a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza: sono 27 i palestinesi uccisi, tra cui tre bambini e due donne, decine i feriti. Questo odierno sarebbe il terzo episodio simile in tre giorni. L’Idf ha dichiarato di aver sparato contro «sospetti» che si erano allontanati dal percorso prestabilito, ignorando i colpi di avvertimento.
Le Nazioni Unite hanno condannato duramente l’attacco, definendolo un possibile crimine di guerra. «Colpire civili che cercano cibo è immorale», ha affermato l’Alto Commissario per i Diritti Umani Volker Türk. Le sparatorie si stanno verificando attorno a centri aiuti istituiti in zone militari da fondazioni sostenute da Israele e Stati Uniti, come la Gaza Humanitarian Foundation, che intende aggirare Hamas. L’ONU si oppone a questa strategia, ritenendola pericolosa per i civili.
Altre vittime a nord di Gaza: tre soldati israeliani sono morti a Jabaliya durante scontri con miliziani. Dall’inizio della guerra, secondo il ministero della Sanità di Gaza, oltre 54mila palestinesi sono stati uccisi. Israele dichiara la morte di circa 20mila miliziani di Hamas e 860 suoi militari.
Sul piano internazionale crescono le pressioni. La Spagna ha annullato contratti militari con tecnologia israeliana, e la polizia canadese ha aperto un’indagine sui soldati israeliani con doppia cittadinanza per possibili crimini di guerra.