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Stop al Salva Milano: dietrofront del Comune dopo l’arresto di Oggioni

Denaro dai costruttori (178mila euro in 3 anni) per gestire le pratiche edilizie come «un’organizzazione parallela» al Comune di Milano. Leggi scritte dagli indagati e consegnate ai parlamentari per stoppare le inchieste della magistratura.

Mette la parola fine al “Salva Milano” la nuova indagine della Procura guidata da Marcello Viola che ha portato all’arresto di Giovanni Oggioni, ex dirigente e plenipotenziario dell’edilizia privata di Palazzo Marino, indagato per corruzione, falso e depistaggio aggravato e ritenuto il “regista” di un sistema di favori sul mattone milanese.

Lo stop del Comune

Dopo aver letto l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari del gip Mattia Fiorentini il Comune annuncia che non ha più intenzione di «sostenere» il disegno di legge chiesto per mesi a gran voce da imprese di costruzioni e dal sindaco Giuseppe Sala.

«Gli elementi di novità, e purtroppo di maggiore gravità, descritti negli atti di accusa inducono questa Amministrazione a non sostenere più la necessità di proseguire nell’iter di approvazione della proposta di legge cosiddetta Salva Milano», ha fatto sapere in serata Palazzo Marino.

Una virata di 180 gradi in poche ore che nasce dalle pesanti accuse mosse dai pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini, Mauro Clerici e l’aggiunto Tiziana Siciliano che in due anni hanno coinvolto a macchia d’olio decine di professionisti, professori universitari e funzionari pubblici negli oltre 20 fascicoli su urbanistica e cantieri.

La spallata

La spallata alla norma ferma al Senato l’hanno data le intercettazioni e le chat agli atti dell’inchiesta del Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza. Quelle che possono imbarazzare la giunta Sala – l’avvocato Guido Bardelli che parla con Oggioni di «far cadere questa Giunta» 6 mesi prima di essere nominato assessore alla Casa – e le telefonate dell’ex dirigente Oggioni e dell’architetto indagato per falso e traffico di influenze, Marco Emilio Cerri in cui si intestano la paternità del “Salva Milano” per chiudere la partita con i tribunali.

Cerri afferma di aver scritto la norma già a febbraio 2024 e di averla consegnata al relatore alla Camera dei Deputati e parlamentare di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti, oggi ministro per gli Affari europei e il Pnrr del governo Meloni.

Il pressing

Nelle carte i pm parlano di “pressing” costante su alcuni “referenti politici” come l’ex ministro e papabile candidato sindaco a Milano del centrodestra nel 2027, Maurizio Lupi, che ammette i contatti, ma aggiunge: «Il Parlamento non scrive leggi sotto dettatura».

La stangata giudiziaria illumina anche la figura dell’ex dirigente arrestato e ora scaricato da tutti dopo aver guidato la macchina amministrativa negli anni ruggenti dei miliardi piovuti in investimenti immobiliari su Milano, di Expo, delle riqualificazioni degli scali ferroviari, delle Olimpiadi e di Santa Giulia. Architetto, 68 anni di cui 32 da tecnico e dirigente, membro di giurie internazionali come “Reinventing cities”.

Una pausa di 5 anni da manager in Esselunga nel 2012 per occuparsi di rapporti con la pubblica amministrazione, poi il rientro in piazza della Scala nel 2017 come direttore dello sportello unico edilizia. Infine, pensionato nel 2021, nominato vice presidente della commissione paesaggio e segretario dell’ordine degli architetti.

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