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Spettacoli dal vivo, sette Regioni contro Giuli: «Compromette pluralismo e trasparenza»

Sette Regioni italiane scrivono al Ministero della Cultura per lanciare l'allarme sull'attuale situazione del sistema italiano «aggravato» da recenti scelte dello stesso Ministero che rischiano di «compromettere principi fondamentali come pluralismo, trasparenza e co-responsabilità istituzionale». La missiva è firmata dall'assessora alla Scuola, alle Politiche sociali e alle Politiche giovanili della Regione Campania Lucia Fortini; dall'assessora…
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(Foto di Cecilia Fabiano/LaPresse)

Sette Regioni italiane scrivono al Ministero della Cultura per lanciare l’allarme sull’attuale situazione del sistema italiano «aggravato» da recenti scelte dello stesso Ministero che rischiano di «compromettere principi fondamentali come pluralismo, trasparenza e co-responsabilità istituzionale».

La missiva è firmata dall’assessora alla Scuola, alle Politiche sociali e alle Politiche giovanili della Regione Campania Lucia Fortini; dall’assessora alla Cultura della Regione Emilia-Romagna Gessica Allegni; dall’assessora alla Cultura della Regione Puglia Viviana Matrangola; dal presidente della Regione Toscana, con delega alla Cultura, Eugenio Giani; dall’assessora alla Cultura della Regione Sardegna Ilaria Portas; dal vicepresidente della Regione Umbria, con delega alla Cultura, Tommaso Bori; e dall’assessora alla Cultura della Regione Valle d’Aosta Jean-Pierro Guichardaz.

In una nota congiunta, gli esponenti delle Regioni esprimono «preoccupazione e sconcerto» poiché «lo spettacolo dal vivo nel nostro paese potrebbe essere condizionato da scelte poco trasparenti e non condivise». In particolare evidenziano che con la recente pubblicazione dei decreti di assegnazione dei contributi del Fondo nazionale per lo spettacolo dal vivo sono divenuti evidenti gli effetti del D.M. 23 dicembre 2024, n. 463, che ha ridefinito i criteri di assegnazione dei contributi ministeriali.

«Scompaiono i riferimenti a innovazione, rischio culturale e dimensione internazionale, sostituiti da logiche di mercato basate su biglietti venduti e ricavi – affermano -. Il Fondo perde così la sua natura pubblica di sostegno alla pluralità e alla sperimentazione, favorendo invece modelli più commerciali. Ne risultano penalizzate proprio le realtà più dinamiche e coraggiose, fondamentali per la vitalità culturale dei territori, soprattutto quelli più fragili e periferici».

Per i rappresentanti delle sette Regioni, «le conseguenze sono già evidenti: decine di realtà culturali (festival, compagnie, centri di produzione) sono state escluse o pesantemente ridimensionate in base a criteri poco trasparenti, in un quadro che colpisce con particolare durezza chi lavora in ottica di innovazione, inclusione e funzione sociale. Nei territori regionali, tutto ciò comporta un progressivo impoverimento dell’offerta culturale, che rischia di accentuare divari già esistenti tra aree centrali e periferiche, tra grandi istituzioni consolidate e organismi agili ma fondamentali per il presidio culturale e la coesione delle comunità».

Gli assessori chiedono: l’azzeramento e la ricostituzione delle commissioni teatro e multidisciplinare, con un bilanciamento tra competenze tecniche e rappresentanza istituzionale; che le istanze di riesame siano affrontate con la massima attenzione, serietà e trasparenza; l’apertura di un tavolo di confronto per ridefinire i parametri di valutazione del Fondo.

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