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Siria, dopo la fuga di Assad più di 300 attacchi israeliani: truppe verso Damasco, l’Idf smentisce

Dalla caduta del regime di Bashar Assad, l’esercito israeliano ha lanciato 310 attacchi aerei sulla Siria. I raid avrebbero preso di mira le fabbriche della difesa ad Aleppo e i depositi di armi e munizioni alla periferia di Damasco, nell’area di Qudsaya e nella campagna di Salamiyah a est di Hama. Ad affermarlo è l’Osservatorio siriano per i diritti umani con sede nel Regno Unito che questa mattina ha fatto anche sapere di un’altra ondata di pesanti attacchi aerei in tutta la Siria mentre le sue truppe avanzavano più in profondità nel Paese, avvicinandosi a 25 chilometri da Damasco lungo il lato siriano del confine con il Libano.

Notizia smentita dal tenente colonnello Nadav Shoshani, portavoce dell’esercito israeliano. «La presunta avanzata dei carri armati israeliani verso Damasco è una notizia falsa». L’intero armamento del futuro esercito siriano è stato distrutto. Gli attacchi hanno colpito anche aeroporti e i loro magazzini, flotte di aerei, radar, stazioni di segnalazione militari e centri di ricerca scientifica.

Shoshani ha aggiunto che le truppe israeliane sono stanziate all’interno della zona cuscinetto per proteggere Israele. L’esercito israeliano aveva precedentemente dichiarato che le truppe sarebbero entrate nella zona cuscinetto «e in diversi altri luoghi necessari per la sua difesa».

«L’Idf vuole conquistare zona cuscinetto e altri punti strategici»

Le truppe di difesa israeliane intendono conquistare una zona cuscinetto all’interno della Siria e «alcuni altri punti che hanno un significato strategico». Lo fa sapere un funzionario militare israeliano che ha parlato in anonimato e ha respinto le notizie di un’invasione israeliana più ampia, definendole “voci”.

Dopo il rovesciamento del presidente Bashar Assad, Israele ha inviato truppe in una zona cuscinetto in Siria istituita dall’Onu dopo la guerra del 1973. Il funzionario ha sottolineato che la mossa era temporanea e aveva lo scopo di prevenire gli attacchi. Ha aggiunto che l’accordo del 1974 che istituiva la zona era crollato e che le truppe siriane si erano ritirate dalle loro posizioni. 

Nuovo governo affidato a Muhammad al-Bashir

Sarà Muhammad al-Bashir il premier che avrà il compito di transitare la Siria verso un nuovo corso, dopo la caduta del regime di Bashar Assad per mano dei ribelli. A lui sarà affidata la formazione di un nuovo ‘governo di salvezza siriano’ che ha promesso già incisivi cambiamenti. Nel frattempo, in Europa numerosi paesi hanno deciso di sospendere temporaneamente l’esame delle richieste di asilo presentate dai rifugiati siriani, vista l’incertezza causata dalla caduta del regime di Assad.

Tajani

Tajani: «Non ci sono rischi di immigrazione o di terrorismo». E poi lancia un messaggio di moderazione ai nuovi leader in Siria

Dopo la caduta del regime di Bashar Assad in Siria «non abbiamo in questo momento rischi di immigrazione irregolare o di tipo terroristico ma bisogna vigilare perché le cose possono cambiare da un momento all’altro». Lo ha detto il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani a ReStart.

«Bisogna essere pragmatici. È finita – continua – una dittatura che ha segnato una sconfitta dell’Iran e della Russia, grandi sostenitori del regime di Assad. Adesso al potere ci sono forze diverse tra loro e il loro leader ha lanciato un messaggio di moderazione. Vedremo quali saranno gli sviluppi. Per noi – prosegue – è importante l’unità della Siria e la tutela delle minoranze, oltre al fatto che non vengano toccati gli italiani».

«Il garante per la stabilità in quell’area è la Turchia», ha aggiunto, «ho parlato con il ministro degli Esteri turco per chiedergli garanzia innanzitutto per gli italiani, garanzia per le minoranze, a cominciare dai cristiani, e garanzia per la nostra sedi diplomatica». 

La Turchia annuncia: «Possono rientrare in Siria in 20mila ogni giorno»

«La nostra capacità giornaliera ai valichi di frontiera per i rimpatri volontari, sicuri e dignitosi era di circa 3mila persone. Questa era una capacità sufficiente perché transitavano 350-400 persone al giorno. Tuttavia, poiché il numero degli attraversamenti potrebbe crescere, ora abbiamo aumentato questa capacità a 15-20mila». Così il ministro dell’Interno turco, Ali Yerlikaya. Già da due giorni moltissimi siriani si sono diretti ai valichi di frontiera.

«Dal 2016, 737mila siriani sotto protezione temporanea sono tornati nel loro Paese», ha detto il ministro dell’Interno turco, annunciando che domani è previsto un incontro tra le autorità di Ankara e «le organizzazioni non governative (ong) dei siriani e quelle che sostengono i siriani» per esaminare la nuova situazione che si è creata dopo la caduta dell’ex presidente Bashar Al Assad.

Siria, ex generale Fsb: «Assad per la Russia era un peso, Erdogan umilia Putin»

«Per Vladimir Putin, la Siria è il simbolo della sua autoaffermazione come leader globale. Ma per la Russia, la Siria è un inutile fardello che richiede un enorme dispendio di forze militari, politiche ed economiche, senza dare nulla in cambio». Lo dice in una intervista al Corriere della Sera l’ex generale dell’Fsb Evgenij Savostyanov.

La caduta di Assad per Putin è «soprattutto una colossale umiliazione personale, ricevuta in primo luogo da Recep Erdogan, che già lo aveva umiliato altre volte. Erdogan l’ha cacciato dal Caucaso del Sud, gli ha chiuso il Bosforo, lo ha fatto aspettare ai loro incontri. Il presidente turco è consapevole di quanto la Russia sia indebolita dalla politica ambiziosa di Putin. Era già chiaro nel 2014, ai tempi del primo conflitto ucraino: quando inizi a fare una politica revanscista, tieni conto che qualcuno potrebbe prendersi la rivincita su di te. Un pezzo alla volta, Erdogan sta riconquistando quel che la Turchia aveva perso nel ventesimo secolo».

In aggiornamento.

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