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Sgravi per chi assume laureati, la ricetta di Svimez per fermare la fuga di giovani talenti dal Sud

Salari più alti e decontribuzione rafforzata per le aziende che occupano laureati con contratti a tempo indeterminato: ecco la ricetta di Svimez per fermare la fuga dei giovani dal Sud. A formulare la proposta è stato l’economista Luca Bianchi, direttore dell’associazione, in occasione della presentazione dei dati economici di Napoli e del resto della Campania.

Il problema

Denatalità, declino demografico e crescenti squilibri generazionali rappresentano una questione nazionale che al Sud assume i contorni di una vera e propria emergenza. Negli ultimi venti anni, nel Mezzogiorno la popolazione è diminuita di 730mila unità. Il numero degli under 40 è calato di addirittura 3,1 milioni, pari al -28% a fronte del “modesto” -12,5 registrato nel Centro-Nord. Tra 2013 e 2022 i laureati con età compresa tra 25 e 34 anni che hanno lasciato il Mezzogiorno per il Centro-Nord sono stati quasi 200mila. Per alcune regioni meridionali il tasso di uscita degli studenti magistrali è nettamente superiore: in Basilicata l’83% lascia la regione, il 74 in Molise, più del 50 in Abruzzo, Calabria e Puglia. Di qui una nefasta previsione: al 2050 il Paese perderà 4,5 milioni di abitanti e l’82% di quella stessa perdita, pari a 3,6 milioni, interesserà il Mezzogiorno.

I rimedi

Di qui le proposte formulate dai vertici di Svimez per fermare l’“emorragia” di residenti, soprattutto giovani, dai territori del Mezzogiorno. In che modo? Aumentando le retribuzioni che, da Roma in giù, sono inferiori di circa il 30% rispetto a quelle che vengono offerte nel Centro-Nord. In questo scenario Svimez propone una Decontribuzione Sud rafforzata, cioè sgravi contributivi sugli occupati per le aziende meridionali che danno lavoro a laureati con contratti a tempo indeterminato e garantiscono salari adeguati. «Occorre governare questi processi di cambiamento con politiche volte, in primo luogo, a migliorare le opportunità di accesso al mercato del lavoro e di partecipazione democratica dei giovani – ha ammonito Bianchi – Arginare l’emigrazione dei giovani, soprattutto ad alta scolarizzazione, è la priorità delle politiche di sviluppo, con interventi coerenti di diffusione dell’innovazione nei processi economici e sociali. In questo quadro, emergono i rischi di una ripresa basata esclusivamente su settori a basso valore aggiunto e con basse e intermittenti retribuzioni».

L’asse Napoli-Bari

Sul futuro del capoluogo campano si è espresso Adriano Giannola, presidente di Svimez: «Alla città serve puntare sullo sviluppo attrezzato dell’asse Napoli-Bari. Lungo quest’asse, infatti, si dovrebbero reinsediare la popolazione e i servizi, seguendo la direttrice costituita dalla nuova linea ferroviaria ad alta velocità con 12 stazioni. Ridando così funzioni a zone interne, ora quasi abbandonate».

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