Gli ultimi giorni hanno visto un peggioramento drammatico della situazione nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, nonostante il cessate il fuoco mediato dagli Stati Uniti in vigore dallo scorso ottobre. Le forze di difesa israeliane (IDF) hanno condotto attacchi aerei nella parte meridionale di Gaza, colpendo cinque miliziani emersi da un tunnel a Rafah e provocando la morte di 33 persone, in gran parte donne e bambini, a Khan Yunis e a Città di Gaza. Secondo le autorità sanitarie palestinesi, tra le vittime ci sono almeno dodici bambini e otto donne. Hamas ha condannato gli attacchi come uno «scioccante massacro», respingendo le accuse di aver aperto il fuoco contro le truppe israeliane.
Parallelamente, in Cisgiordania continuano gli atti di violenza dei coloni israeliani, con assalti a villaggi come Abu Falah e Khirbet Al-Markaz, incendi di case in costruzione, vandalismo agricolo e la creazione di nuovi insediamenti, in violazione del diritto internazionale. Il primo ministro israeliano Netanyahu ha convocato il gabinetto di sicurezza per discutere l’aumento della violenza, definendo gli aggressori «una manciata di estremisti», mentre gruppi per i diritti umani e autorità palestinesi denunciano un fenomeno diffuso e sistemico.
La situazione è ulteriormente complicata dalle tensioni diplomatiche: Netanyahu ha dichiarato che il valico di Rafah riaprirà solo dopo il rientro degli ultimi tre corpi degli ostaggi rimasti a Gaza. Intanto, l’esercito israeliano ha rivelato documenti che indicano legami diretti tra Hamas e il deposto regime siriano di Assad, con il coinvolgimento di Hezbollah e della Forza Quds iraniana, suscitando preoccupazioni sulla rete di supporto regionale ai gruppi armati palestinesi.
La comunità internazionale osserva con crescente preoccupazione. L’Arabia Saudita ha condannato le violazioni israeliane e chiesto un intervento per garantire il rispetto della sovranità siriana e la stabilità della regione, mentre Washington spinge Israele a contenere la violenza dei coloni per non compromettere il piano di pace per Gaza approvato dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu. La crisi umanitaria a Gaza e le crescenti tensioni in Cisgiordania mostrano come la tregua sia fragile e che il ritorno alla calma rimanga un obiettivo lontano.