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Sardegna, il caso Todde verso la Consulta: passa la mozione del campo largo

È stata approvata con i soli voti della maggioranza del campo largo, mentre l’opposizione di centrodestra ha lasciato l'Aula al momento dello scrutinio in Consiglio regionale, nonostante un dibattito serrato con quasi venti interventi tra sostenitori e contrari, la mozione numero 35, siglata da tutti i capigruppo del centrosinistra, primo firmatario Roberto Deriu del Pd,…
alessandra todde
(Foto Roberto Monaldo / LaPresse)

È stata approvata con i soli voti della maggioranza del campo largo, mentre l’opposizione di centrodestra ha lasciato l’Aula al momento dello scrutinio in Consiglio regionale, nonostante un dibattito serrato con quasi venti interventi tra sostenitori e contrari, la mozione numero 35, siglata da tutti i capigruppo del centrosinistra, primo firmatario Roberto Deriu del Pd, sulla «necessità che la Regione Sardegna presenti ricorso per conflitto di attribuzione tra Enti davanti alla Corte Costituzionale, per la vicenda relativa alla prospettata decadenza della presidente della Regione, Alessandra Todde, conseguente al provvedimento del Collegio regionale di garanzia elettorale presso la Corte d’Appello di Cagliari».

L’iter

Incassato il sì con 31 voti favorevoli, la presidente non era in aula, e il solo voto contrario di Gianni Chessa, chiamato dal presidente del Consiglio, Piero Comandini, a restare in Aula per il ruolo di segretario nella votazione, ora spetterà alla Giunta, come si legge negli impegni della mozione, che dovrà «deliberare tempestivamente la proposizione di un ricorso dell’Ente territoriale davanti alla Corte costituzionale per conflitto di attribuzioni tra Istituzioni» e presentarlo entro il termine del 4 marzo 2025, pena la decadenza, oltre a «esperire ogni altro rimedio giurisdizionale percorribile al fine di ripristinare la legalità violata».

Le due strade

Il documento riguarda l’applicabilità della legge 515 del 1993 in Sardegna. Quella a cui si è appellato il Collegio di garanzia elettorale per le contestazioni alla governatrice sul rendiconto delle spese della sua campagna elettorale per il voto di febbraio 2024 ed è una via parallela a quella del tribunale civile, a cui la stessa presidente con i suoi avvocati ha presentato ricorso contro la sanzione economica di 40mila euro e quella appunto sulla decadenza con l’udienza fissata dai giudici di Cagliari per il 20 marzo. Due vie per scongiurare la fine anticipatissima della legislatura sarda che manderebbe tutti a casa, compresi i consiglieri che hanno le carte in regola, alcuni dei quali difficilmente ritroverebbero il loro seggio alle prossime elezioni.

Le reazioni

«Mi dispiace che l’opposizione abbia assunto un atteggiamento preconcetto, facendo il gioco delle parti – commenta il capogruppo dem Deriu – quando invece bisognava stare dalla parte della legalità costituzionale. È un momento importante per il Consiglio regionale perché si richiede alla Corte costituzionale di chiarire se un organo amministrativo dello Stato possa annullare il voto dei sardi – sottolinea Deriu – noi crediamo di no, pensiamo che la Consulta, invece, possa mettere ordine in questa vicenda dai contorni molto confusi». Al contrario, secondo il capogruppo di Fratelli d’Italia «la minoranza non ha partecipato al voto per motivi politici – ha spiegato Paolo Truzzu – perché non condivide il testo della mozione sia nel metodo che nel merito».

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