Sale il Pil dell’Italia ma il Paese è ancora diviso: nette disuguaglianze tra Nord e Sud

Confcommercio rivede al rialzo le stime sul Pil dell’Italia, ritoccandole dello 0,4% rispetto alla precedente rilevazione.

Per il 2022, le previsioni di Pil e consumi si attestano al +2,5%. La ripresa di consumi e occupazione, però, non si annuncia rapida e resta su livelli inferiori a quelli pre-pandemia, gravata dalle preoccupazioni per l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la corsa dell’inflazione ed il costo crescente delle materie prime. Resta marcato anche il divario negli indicatori di crescita e reddito tra Nord e Sud. «Lo scorso anno il Pil è cresciuto del 6,6%, questa spinta è proseguita fino a oggi, seppure fortemente indebolita da una sequenza quasi insostenibile di shock negativi. Crisi economica, crisi geo-politica, crisi energetica. Oggi si affaccia anche lo spettro della crisi alimentare», argomenta il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli aprendo l’Assemblea generale della confederazione.

Per questo, come sottolinea in un messaggio il Capo dello Stato Sergio Mattarella: «Centrale rimane, per una economia competitiva, il successo del Pnrr che, affrontando nodi cruciali per la modernizzazione, non può che riflettersi positivamente sulla crescita». L’Italia resta un Paese a due velocità. Tra il 1996 e il 2019 il Pil reale del Mezzogiorno è cresciuto in termini cumulati solo del 3,4%, quasi cinque volte meno della media nazionale (15,3%) e otto rispetto al picco del Nord-Est (23,8%). Oggi il Pil pro capite al Sud è quasi la metà di quello del Nord: 20.900 euro contro i 38.600 euro del Nord-Ovest e i 37.400 euro del Nord-Est.

Quanto alla ripresa, rischia di essere frenata da un’inflazione particolarmente elevata del +6,3%, misurata come variazione dell’indice dei prezzi al consumo. In un contesto così sfavorevole, si legge in un report, sarà «più difficile avviare nuove attività, alimentando ulteriormente la denatalità». Il calo demografico preoccupa – nel 2022 -824mila unità con un picco del 60% al Sud – anche perché in prospettiva si trasformerà in deficit di capitale umano. Tra le variabili che frenano la ripartenza, naturalmente, il caro energia. «Vanno riviste in modo strutturale le regole di formazione del prezzo dell’elettricità, anche introducendo un tetto a quello del gas», specifica Sangalli.

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