Sale a maggio il debito pubblico italiano. Altri 18 miliardi di euro in più che fanno raggiungere la ragguardevole cifra di 3.070,7 miliardi. L’incremento riflette il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (16,4 miliardi), la crescita delle disponibilità liquide del Tesoro (0,8 miliardi, a 47,0), nonché l’effetto degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio (0,8 miliardi). Lo comunica la Banca d’Italia.
Con riferimento alla ripartizione per sottosettori, il debito delle Amministrazioni centrali è aumentato di 19,7 miliardi, mentre quello delle Amministrazioni locali è diminuito di 1,7 miliardi. Quello degli Enti di previdenza è rimasto pressoché invariato. La vita media residua è rimasta stabile a 7,9 anni.
Altri dati
La quota del debito detenuta dalla Banca d’Italia ha continuato a diminuire, collocandosi al 19,6 per cento (dal 20% del mese precedente), mentre a maggio quella detenuta dai non residenti era aumentata al 33,2 per cento (dal 33,0 per cento del mese precedente) e quella detenuta dagli altri residenti (principalmente famiglie e imprese non finanziarie) era diminuita al 14,1 per cento (dal 14,3 per cento).
infine, a giugno le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 43,8 miliardi, in aumento del 4,2 per cento (1,8 miliardi) rispetto al corrispondente mese del 2024. Nei primi sei mesi del 2025 le entrate tributarie sono state 257,3 miliardi, in aumento del 3,4 per cento (8,5 miliardi) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Situazione globale
C’è una doppia previsione ottimistica da parte degli analisti che sta galvanizzando i mercati e i volumi delle contrattazioni. La prima è legata all’esito del vertice in Alaska tra Donald Trump e Vladimir Putin. Gli analisti scommettono su buone nuove, anche parziali, sulla conclusione del conflitto in Ucraina, anche perché Trump non piò concedersi il lusso di tornare a casa con promesse evanescenti da parte del leader russo che, a sua volta, non vuole irritare troppo il rivale americano per non ritrovarsi l’esercito ucraino nuovamente armato di tutto punto.
L’altra prospettiva
Il secondo scenario è, per il momento una voce di corridoio, ma sufficiente per animare i mercati che sono pronti già a immagazzinare l’eventuale taglio dei tassi d’interesse americani. «Ci sono ottime probabilità di un taglio dei tassi di 50 punti base» a settembre, sostiene Scott Bessent, segretario al Tesoro degli Stati Uniti, in un’intervista a Bloomberg tv e aggiunge «penso che il motivo per cui Jerome Powell si sia guadagnato il soprannome ‘troppo tardi’ sia perché vuole procedere con una serie di aumenti dei tassi. Non è un fan di Alan Green, che è molto lungimirante. Cercano di basarsi maggiormente sui dati, il che, a mio avviso, è un errore».
Spiega ancora il segretario Bessent i tassi d’interesse «probabilmente dovrebbero essere inferiori di 150-175 punti base»’ rispetto all livello attuale, compreso tra il 4,25% e il 4,5%. e conclude «credo che il comitato debba fare un passo indietro».
L’analisi
Spiega il segretario «credo che stiamo tornando a un’economia come quella degli anni ’90. Quindi, è solo un modo di pensare molto antiquato, ma penso che potremmo avviare una serie di tagli dei tassi, a partire da un taglio di 50 punti base a settembre» che poi si lancia in una previsione nella prospettiva di sostituire Powell, il cui mandato scadrà a maggio 2026. «Ci sono 10 o 11 candidati papabili» ma non ha fornito nomi, aggiungendo «nella lista, ha spiegato, ci sono attuali funzionari della Fed ma anche manager del settore privato».