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Roccaraso e non solo, quando viaggiare diventa vandalizzare: come difendersi dal “turismo cafonal”?

Turisti senza regole, pronti a sfregiare monumenti, per il gusto di mostrarsi in video, o a fare un pic-nic sulla neve come è accaduto a Roccaraso: ecco è questo il turismo temuto che porta all’overtourism, il troppo che storpia e distrugge i luoghi, si fa odiare dagli abitanti, danneggia le biodiversità.

I fatti

In una sola domenica, per la gita di un giorno la località abruzzese si è ritrovata invasa da diecimila persone, arrivati con pullman organizzati, invogliati dall’influencer Rita De Crescenzo che tra una canzone neomelodica e l’altra ha lanciato l’amo: «Roccaraso è piena di neve, venite», da lì l’invasione. Oltre diecimila si sono riversati in un solo giorno in un Comune che normalmente non arriva a 1500 abitanti. Chi è arrivato ha lasciato rifiuti ovunque. Ed è questo l’elemento più grave. Fare una gita fuori porta non avendo molte risorse economiche non è certo vietato. Il punto è l’inciviltà. Ma il turismo virale va fermato? Gennaro Lametta, presidente di Assoturismo pensa che non debba accadere: «Abbiamo invocato questi flussi per anni e ora che arrivano, li vogliamo bloccare? Le amministrazioni locali devono strutturarsi per accoglierli, non vietarli con ordinanze e divieti – osserva – serve pianificazione, non repressione. E poi dei 10mila se anche solo la metà avesse speso 10 euro tra un caffè, una bottiglia d’acqua o un panino, parliamo di almeno 100.000 euro in un solo giorno».

I muretti a secco distrutti

Ma il fenomeno non è solo di Roccaraso. In Puglia la vacanza cafonal certo non è sconosciuta, il torrido agosto a Torre Lapillo, località di Porto Cesareo, è un escalation di nefandezze. L’anno scorso c’era chi squarciava i muretti a secco per ricavarne pietre vive cui legare gli ombrelloni piazzati o addirittura perché cercava un accesso più vicino da dove era riuscito a parcheggiare l’auto in seconda, terza fila. É accaduto anche a Torre Chianca oltre ai rifiuti c’è chi ha abbattuto addirittura i muri per aprirsi varchi e poi ha lasciato la spiaggia piena di plastica, di resti di rifiuti. E poi c’è la notte che consente di andare oltre i limiti della civiltà. È accaduto l’estate scorssa a Polignano, a Gallipoli, la movida se pur porta soldi, dall’altro distrugge e sporca. La soluzione? Controlli più capillari, l’annuncio di multe per chi invade e sporca, ma di più non si può. O forse sì, attrezzarsi per fornire più servizie e vigilanza possibili ed essere pronti alle invasioni.

Selfie tra cascate e Sassi

In Basilicata l’unico posto dove la movida si fa sentire anche con i suoi effetti negativi è Maratea, che si ritrova sporca ogni notte di San Lorenzo, per i falò sulla spiaggia. E poi c’è Matera che attira un turismo di qualità, ma non manca chi per un selfie in più disegna un cuoricino sui Sassi o si erge spericolato su qualche rupe. Per non parlare dei Parchi.

Le cascate di San Fele in provincia di Potenza sono un spettacolo della natura incontaminata, una meta ambita per chi ama il trekking e rispetta l’ambiente, ma per un selfie spericolato si va oltre ogni limite anche violando le più elementari regole di sicurezza e nel sentiero più breve, per chi uscito dal borgo si dirige nel bosco, non mancano le “vestigia” di pic-nic che risalgono ad anni addietro e che le intemperie non riescono a distruggere perchè fatti di materiali inquinanti come plastica e alluminio.

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