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Riforma della giustizia, approvato l’articolo che introduce la separazione delle carriere

Slitta di cinque giorni il voto finale del Senato sulla riforma che introduce la separazione delle carriere. Nella seduta di ieri, la maggioranza ha accelerato approvando il terzo degli otto articoli del testo: quello che introduce i due Csm (uno per i magistrati requirenti e uno per quelli giudicanti) i cui membri sono estratti a…
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Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio in occasione delle interrogazioni a risposta immediata durante lo svolgimento del question time in Senato a Roma, Giovedì 10 Luglio 2025 (foto Mauro Scrobogna / LaPresse) Minister of Justice Carlo Nordio on the occasion of the immediate response questions during question time in the Senate in Rome, Thursday, July 10 2025 (Photo by Mauro Scrobogna / LaPresse)

Slitta di cinque giorni il voto finale del Senato sulla riforma che introduce la separazione delle carriere. Nella seduta di ieri, la maggioranza ha accelerato approvando il terzo degli otto articoli del testo: quello che introduce i due Csm (uno per i magistrati requirenti e uno per quelli giudicanti) i cui membri sono estratti a sorte; un meccanismo pensato per combattere le correnti interne alla magistratura ma che potrebbe rivelarsi un “baco” nell’attuazione della legge, protesta l’opposizione.

Prima dell’inizio della seduta dell’Aula la conferenza dei capigruppo ha accolto la proposta del presidente Ignazio La Russa di far slittare il voto finale al 22 luglio, prima della pausa estiva di Camera e Senato. «Ci interessa l’appuntamento con la storia non quello con la cronaca», ha detto il capogruppo di Fi Maurizio Gasparri per far capire che tale slittamento non preoccupa la maggioranza. Ad avvalorare tale atteggiamento ci ha pensato l’Aula che ha approvato l’articolo 3 del ddl Nordio, sul quale erano stati bocciati la scorsa settimana oltre 500 emendamenti, mentre altri 419 incombono sul successivo articolo 4, i primi 140 dei quali sono stati votati e respinti nella seduta di ieri, grazie anche al meccanismo del “canguro” che consente di valutare più emendamenti simili con un solo voto.

Le opposizioni

I critici della riforma affermano che ciò porterà a subordinare le procure al governo (come Peppe De Cristofaro di Avs e Francesco Giacobbe del Pd) oppure che allontanerà i Pm dalla cultura della giurisdizione, con le sue garanzie per i cittadini, trasformandoli in superpoliziotti pronti a tutto pur di far condannare l’imputato.

Per la maggioranza (oggi ancora una volta silente in Aula), al contrario, il doppio Csm rafforzerà la terzietà del giudice rispetto al Pm, che costituisce, questa sì, la miglior garanzia per l’imputato. I due futuri Csm saranno composti per due terzi da magistrati estratti a sorte tra quelli che avranno i requisiti, mentre per i membri laici varrà il cosiddetto “sorteggio temperato”: saranno sorteggiati da un elenco eletto dal Parlamento in seduta comune. Il sorteggio assoluto per i magistrati potrebbe costituire però un “baco” della riforma. Infatti le toghe sorteggiate potrebbero rifiutare di entrare nei due Csm e se il rifiuto divenisse di massa per protesta, ci sarebbero problemi nella formazione dei due Consigli superiori.

I prossimi passi

L’assemblea di Palazzo Madama ha poi affrontato il successivo articolo 4, che istituisce un’Alta Corte con competenze disciplinari sulle toghe, competenze oggi in Capo al Csm; in futuro quindi i due Consigli superiori avranno solo la funzione amministrativa di assegnare gli incarichi. Tra oggi e giovedì il Senato dovrebbe concludere le votazioni sugli emendamenti residui (circa 450), per poi prendersi una pausa fino al 22 per il voto finale.

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