«La riforma della giustizia che il governo sta portando avanti rispetta pienamente i dettami della Costituzione, che, a norma dell’ art.138, si può legittimamente cambiare. Ricordo agli iper critici dell’opposizione che ai tempi del governo Pd e Cinque stelle, nella fase del Covid, le regole del vivere democratico venivano alterate attraverso semplici Dpcm.
Qui invece, con rigore, vengono seguite le scansioni della Carta, sia nel metodo che nel merito. In proposito, l’articolo 111 è limpidissimo: il processo deve svolgersi in contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a un giudice davvero terzo e imparziale. La traduzione figurativa è quella del triangolo isoscele, con il giudice che sta al vertice e, alla base, a uguale distanza, accusa e difesa.
E sia chiaro: nessuno intende toccare autonomia e indipendenza dei magistrati, nessuno intende toccare l’obbligatorietà dell’azione penale. Non è un riforma attraverso cui si conduce una ‘lotta politica’ contro la magistratura.
Al contrario, si intendono proteggere nel migliore dei modi i diritti del cittadino perché, quando entri in un’aula giudiziaria, abbia la certezza che le garanzie del giusto processo siano pienamente rispettate». Così il viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, al convegno “Riforma costituzionale della giustizia” all’università di Napoli Federico II.