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Ricostruzione in Siria, al-Jolani: «Elezioni dopo il censimento. Il popolo deciderà la forma dello stato»

«Quasi la metà della popolazione siriana vive all'estero, e la maggior parte non ha legami giuridici con la madrepatria. Il regime precedente negava questa possibilità. La Siria ha bisogno di un nuovo censimento». Così il nuovo leader siriano Mohammed al-Jolani in un'intervista esclusiva al Tg1. Una prima anticipazione è andata in onda nell'edizione delle 13.30, la versione…

«Quasi la metà della popolazione siriana vive all’estero, e la maggior parte non ha legami giuridici con la madrepatria. Il regime precedente negava questa possibilità. La Siria ha bisogno di un nuovo censimento». Così il nuovo leader siriano Mohammed al-Jolani in un’intervista esclusiva al Tg1.

Una prima anticipazione è andata in onda nell’edizione delle 13.30, la versione completa andrà in onda nel tg delle 20.

«Quando il ministero degli Esteri inizierà a lavorare, avrà bisogno di tempo per poter contattare la comunità siriana che vive all’estero. Quando il censimento sarà completato, saremo in grado di procedere alle elezioni. Questa è la strada da seguire», ha aggiunto il capo dei ribelli di Hayat Tahrir al-Sham (Hts).

Come dovrà essere lo stato «innanzitutto è una scelta del popolo, assolutamente non di paesi stranieri. Ogni popolo è libero di decidere del suo stato», ha continuato il nuovo leader siriano Mohammed al-Jolani

«Noi ora siamo ancora in una fase di passaggio dei poteri. Poi passeremo alla seconda fase, che riguarderà il congresso nazionale generale», ha spiegato il capo dei ribelli di Hayat Tahrir al-Sham (Hts).

«Nell’ambito del congresso, verranno create delle commissioni costituzionali con degli esperti che decideranno la giurisdizione del paese e che forma avrà lo stato. Dopodiché, sarà sottoposto al giudizio del popolo. In seguito la Siria farà in modo che vengano garantite le condizioni per procedere alle elezioni politiche», ha aggiunto. 

Inviati Usa a Damasco per incontrare la nuova leadership dopo caduta Assad

Sono arrivati a Damasco i primi diplomatici Usa a visitare la Siria dopo la caduta del presidente Bashar Assad e hanno in programma colloqui con la nuova leadership del Paese. Gli inviati Usa a Damasco, come riferito dal dipartimento di Stato, sono l’alta diplomatica per le questioni del Vicino oriente Barbara Leaf, l’ex inviato speciale per la Siria Daniel Rubinstein e l’inviato principale dell’amministrazione Biden per i negoziati con sugli ostaggi Roger Carstens.

In cima alla loro agenda c’è la volontà di cercare informazioni su dove si trovi il giornalista Usa Austin Tice, scomparso in Siria dal 2012. Punteranno inoltre sui principi di inclusione e rifiuto del terrorismo e delle armi chimiche che, secondo l’amministrazione Biden, sono fondamentali per il sostegno degli Stati Uniti a un nuovo governo siriano.

Il dipartimento di Stato ha riferito che Rubinstein, Leaf e Carstens incontreranno funzionari di Hayat Tahrir al-Sham (Hts), cioè il gruppo ribelle che ha guidato l’assalto a Damasco costringendo Assad a fuggire, ma non ha precisato se il leader del gruppo Ahmad al-Sharaa, noto anche come Al-Jolani e che in passato era allineato con al-Qaeda, sarà tra coloro che incontreranno. Hts è designato dagli Usa come organizzazione terroristica straniera. Tale designazione comporta una serie di sanzioni, ma non vieta ai funzionari Usa di parlare con i suoi membri o leader.

Si tratta del primo gruppo di diplomatici americani a visitare formalmente la Siria da oltre un decennio, cioè da quando gli Stati Uniti chiusero la loro ambasciata a Damasco nel 2012.

«Si confronteranno direttamente con il popolo siriano, compresi membri della società civile, attivisti, membri di diverse comunità e altre voci siriane sulla loro visione del futuro del Paese e su come gli Stati Uniti possono contribuire a sostenerli», ha dichiarato il dipartimento di Stato.

Gli Stati Uniti hanno raddoppiato gli sforzi per trovare Tice e riportarlo a casa, affermando che i funzionari hanno comunicato con i ribelli che hanno spodestato il governo di Assad riguardo al giornalista americano. Carstens si era già recato in Libano per cercare informazioni. Tice, il cui lavoro è stato pubblicato anche dal Washington Post e da giornali McClatchy, è scomparso a un posto di blocco in una zona contesa a ovest di Damasco mentre la guerra civile siriana si intensificava. Un video pubblicato settimane dopo la scomparsa di Tice lo mostrava bendato e tenuto da uomini armati e da allora non si hanno più notizie di lui, mentre il governo di Assad ha negato pubblicamente di averlo fermato.

I funzionari Usa sulle dichiarazioni di al-Jolani

I funzionari Usa affermano che le dichiarazioni pubbliche di al-Jolani sulla protezione dei diritti delle minoranze e delle donne sono ben accette, ma rimangono scettici sul fatto che le metterà in pratica sul lungo periodo. Gli Stati Uniti non hanno una presenza diplomatica formale in Siria dal 2012, quando hanno sospeso le operazioni della loro ambasciata a Damasco durante la guerra civile siriana, ma ci sono soldati Usa in piccole parti della Siria impegnati nella lotta contro l’Isis. Il Pentagono ha rivelato giovedì che gli Stati Uniti avevano raddoppiato il numero delle loro forze in Siria per combattere l’Isis prima della caduta di Assad. Gli Stati Uniti hanno anche intensificato in modo significativo gli attacchi aerei contro obiettivi dell’Isis, temendo che un vuoto di potere possa permettere al gruppo militante di ricostituirsi. Secondo fonti statunitensi, la visita dei diplomatici a Damasco non comporterà l’immediata riapertura dell’ambasciata Usa, che è sotto la protezione del governo ceco. Le fonti riferiscono che le decisioni sul riconoscimento diplomatico saranno prese quando le nuove autorità siriane chiariranno le loro intenzioni. 

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