Terzo mandato addio per sempre, almeno per ora. Lo ha deciso la prima commissione affari costituzionali del Senato ieri mattina bocciando l’emendamento presentato dai senatori della Lega, all’interno della discussione del disegno di legge che riordina la composizione dei consigli regionali, con la richiesta di modifica che prevedeva la possibilità di un’ulteriore candidatura per quanti hanno esaurito due mandati alla presidenza della Regione.
Questione chiusa
Una bocciatura che proprio uno dei diretti interessati, il governatore del Veneto, Luca Zaia, definisce «una questione chiusa». Tuttavia, il voto a Palazzo Madama non ha evitato le polemiche sia all’interno della maggioranza di centrodestra, nonostante l’astensione come segnale distensivo da parte di due senatori di Fratelli d’Italia, tra cui il presidente Alberto Balboni, che tra le coalizioni. Roberto Calderoli, ministro leghista degli affari regionali, che pur ha «apprezzato l’apertura di Fdi» non comprende «la chiusura di Forza Italia». Così come «dispiaciuto», si dice il vicesegretario del Carroccio, Alberto Stefani, «per un’occasione persa che avrebbe dato ai cittadini la possibilità di confermare governatori validi».
Gli equilibri in maggioranza
Mentre Antonio Tajani, segretario di Forza Italia e vicepremier, tra i più determinati a dire no al terzo mandato, smorza i toni affermando che «il governo e l’alleanza non si fondano sul terzo mandato». Tuttavia, è tra centrodestra e centrosinistra che si incrociano maggiormente i guantoni. Francesco Boccia, capogruppo del Pd al Senato, afferma che «oggi Fdi e Fi hanno lasciato che la Lega andasse a sbattere contro il voto contrario della maggioranza. L’ipotesi del terzo mandato è definitivamente affossata ma le tensioni dentro la compagine di governo continuano: siamo di fronte ad un Suk».
La conferenza Stato-Regioni
Intanto, in combinato disposto, la conferenza Stato – Regioni, riunita quasi in contemporanea con la commissione affari costituzionali, non ha raggiunto l’accordo, tra i cinque presidenti degli enti territoriali chiamati al voto quest’anno, sulla richiesta di rinvio delle consultazioni, avanzata dal governatore della Campania, Vincenzo De Luca, con una lettera al presidente Massimiliano Fedriga dello scorso 18 giugno in cui chiede di posticipare le elezioni previste in autunno alla primavera del 2026 per «concludere diversi interventi, tra cui molti finanziati dal Pnrr, in scadenza proprio nel 2026, i quali altrimenti potrebbero arenarsi». Tra i contrari al posticipo, il presidente della Toscana Eugenio Giani che al termine della riunione ha già indicato come date possibili delle consultazioni «il 12 o il 19 ottobre». Mentre lo stesso Fedriga ha affermato che «riferirà sulla questione alla presidenza del Consiglio dei ministri». Sul tema è intervento anche Calderoli sottolineando che «lo slittamento cinque anni fa dalla primavera 2020 all’autunno a causa del Covid se non si riordina andrà a ripresentarsi tra cinque anni». Un ulteriore modo per consentire a Zaia di partecipare alle cerimonie per le olimpiadi di Milano – Cortina in programma a gennaio.