Categorie
Italia Politica

Regionali, Pino Pisicchio lancia l’allarme: «Affluenza sempre più bassa e gli under 25 non votano» – L’INTERVISTA

Probabilmente, se non si interrompe la deriva dell’astensione «andranno a votare i candidati e i loro parenti stretti. D’altronde, alle regionali del Lazio due anni fa l’affluenza fu del 37,2 per cento. Ad astenersi furono tre milioni di elettori su quattro milioni e settecentomila aventi diritto». Pino Pisicchio, docente di Diritto pubblico comparato, parlamentare, europarlamentare e sottosegretario, commenta così il dato sul voto alle elezioni regionali nelle Marche dove «nonostante ci fosse una sfida vera, tra il vincente Francesco Acquaroli, candidato del centrodestra, e Matteo Ricci, a capo del campo largo, la metà degli elettori «ha scelto di non decidere».

Alle precedenti regionali si votava anche per il referendum per la riduzione del numero dei parlamentari e in molti Comuni per le amministrative. Due appuntamenti che forse hanno contribuito a far crescere la partecipazione.

«Tutte scuse. Metà del Paese, anche alle elezioni europee dello scorso anno, ha ritenuto che non sia più utile andare a votare. Un fatto grave, soprattutto per il popolo sovrano che si chiama così non a caso, visto che sono gli elettori che decidono governi e rappresentanza».

Secondo lei quali sono le fasce della popolazione che più si astengono dal voto?

«Come docente universitario interloquisco con ragazzi di 20-25 anni e loro a votare non vanno. In alcune indagini degli anni passati, solo il 7-8 per cento della fascia tra i 18 e i 34 anni si è recata alle urne. Un dato che si somma a quello degli altri cittadini che si astengono. L’anno scorso la Cei (Conferenza episcopale italiana) commissionò un sondaggio su quanti cattolici praticanti andassero regolarmente al voto. Risultò che la metà si asteneva. Ciò fa capire che non esiste per molti italiani un raggruppamento politico che li rappresenti».

E le cause di questa disaffezione quali possono essere?

«Essenzialmente è venuta meno la forma partito. Oggi sono solo brand a uso e consumo dei leader che li utilizzano per la loro affermazione. Un fatto che stride con la nostra stessa Costituzione che fonda la partecipazione, e quindi la democrazia, sui partiti».

Quindi alle urne vanno solo le tifoserie?

«Sicuramente».

Nelle Marche c’è stata una sfida vera con la presenza più volte dei leader nazionali. Eppure non c’è stata mobilitazione. In Puglia, visto che si annuncia una gara dall’esito già scritto, almeno stando ai sentiment più diffusi, cosa dobbiamo aspettarci?

«È immaginabile, in una competizione non all’ultimo sangue tra Antonio Decaro, candidato per il Campo Largo, e un ancora ignoto competitor di centrodestra, che ci possa essere un atteggiamento da parte degli elettori del tipo ‘si sa come va a finire, continuo a fare le mie cose’».

Lascia un commento Annulla risposta

Exit mobile version