Quando il Parlamento è in chiusura per le ferie di agosto, la maggioranza ha presentato all’ottava commissione del Senato il testo base di riforma della Rai. Un testo per uscire dall’impasse della commissione Vigilanza, arenatasi sulla ratifica di Simona Agnes a presidente e per adeguarsi alla legge Ue del Media Freedom Act. Questi almeno gli obiettivi sulla carta.
Persino il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, durante la cerimonia del Ventaglio, ha richiamato i partiti sul tema che, di fatto, ha fermato il grosso dell’attività ordinaria dell’organismo. «Il quadro offerto nella Vigilanza sul tema della designazione del presidente della Rai è sconfortante – ha detto Mattarella – La libertà vive del funzionamento delle istituzioni, non della loro paralisi».
Il testo nel particolare
Nel testo, che verrà discusso a settembre, sono tante le modifiche avanzate, a partire dalla durata del mandato del Consiglio di amministrazione che sarà estesa da tre a cinque anni. Il punto più discusso è però l’elezione dei sei componenti, che potrebbe essere affidata a Camera e Senato (tre per ciascun ramo del Parlamento), escludendo quindi il Governo, tramite un sistema di voto che prevede la maggioranza di due terzi per le prime due votazioni e poi, dal terzo scrutinio, la maggioranza assoluta, anche per la ratifica del presidente in commissione di Vigilanza.
Il settimo consigliere, come ora, sarà ad appannaggio dei dipendenti Rai. Alle riunioni del consiglio parteciperanno, senza diritto di voto, anche un rappresentante designato dalla Conferenza Stato-Regioni e uno dall’Anci. Il Cda sceglierà, al suo interno, l’Ad e il presidente, che avrà un ruolo più centrale e una funzione di equilibrio in ambito editoriale. Tra i punti del testo presentato dalla maggioranza anche quello sull’importo del canone, che non potrà subire tagli «se non in presenza di condizioni eccezionali debitamente motivate, che comportano la riduzione delle esigenze di finanziamento». L’eventuale decurtazione – è scritto nel testo – non potrà in ogni caso essere superiore al 5% rispetto all’importo dell’anno precedente.
Per le opposizioni è irricevibile
Critiche le opposizioni, che, al termine del tavolo congiunto Partito democratico, Movimento 5 stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, Italia Viva, Azione, +Europa oltre a esponenti della società civile hanno descritto la proposta come «irricevibile» e che mira a una «vera e propria occupazione politica della Rai». «Altro che indipendenza, l’ipotesi di elezione dei componenti del Cda e della presidenza, senza quorum qualificato è infatti un vero e proprio atto di forza che punta a garantire alla maggioranza un controllo assoluto sul servizio pubblico, in totale disprezzo del pluralismo e dell’indipendenza in senso editoriale e funzionale della Rai».