«La mia breve vita è stata intensa e felice, l’ho amata all’infinito e il mio gesto di porre fine non ha significato che non l’amassi. L’ho vissuta nonostante tutte le mie difficoltà per tantissimi anni, come se questa malattia non fosse dentro me». É l’ultimo messaggio che ‘Serena’, affetta da sclerosi multipla progressiva da oltre 30 anni, prima donna ad aver avuto accesso al suicidio assistito in Lombardia, affidato all’Associazione Luca Coscioni.
«Ho affrontato la mia disabilità con rispetto e dignità. Quando però – continua Serena – cominci a sentire la sofferenza oltre a quella fisica ma dentro l’anima, capisci allora che anche la tua anima deve avere il diritto di essere rispettata con la dignità che merita. Questo è ciò che nessuno può toglierti e non deve mai accadere. Ora sono libera».
La donna è morta nelle scorse settimane a casa sua, in Lombardia, attraverso l’auto-somministrazione di un farmaco letale fornito dal Servizio sanitario nazionale, insieme alla strumentazione necessaria.
«Regione Lombardia ha fornito l’aiuto medico per la morte volontaria perché era suo dovere farlo. Si conferma così nei fatti ciò che avevamo sostenuto anche in occasione dell’irresponsabile decisione del Consiglio regionale di dichiararsi incompetente in materia». Così sul Corriere della Sera, Filomena Gallo e Marco Cappato, segretaria nazionale e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni.