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«Pressioni senza precedenti sui giornalisti»: l’Europa bacchetta la Rai senza presidente

Pressioni senza precedenti in Rai, nessuna trasparenza sulle proprietà nel settore dei media, giornalisti ancora sotto attacco di querele temerarie. È il quadro tracciato, per l’Italia, dal “Liberties Media Freedom Report 20252, il quarto redatto da 40 organizzazioni per i diritti umani di tutta l’Ue. Nel rapporto si evidenzia, in particolare, che nessun passo è stato fatto dal nostro paese per l’adozione del Media Freedom Act, la legge europea che stabilisce regole di indipendenza dai governi e autonomia sul fronte della gestione economica per i servizi pubblici.

L’allarme

«Le principali preoccupazioni derivano dall’emittente pubblica Rai e dalle sue strutture di governance e di finanziamento, che attualmente la rendono vulnerabile alle interferenze politiche. I giornalisti della Rai devono affrontare pressioni e autocensure senza precedenti», si legge nel testo, che ricorda il caso della cancellazione della presenza tv di Antonio Scurati nell’aprile del 2024. Secondo il report, sono stati 130 i giornalisti presi di mira lo scorso anno in Italia, dove viene registrato il maggior numero di querele temerarie. Si ricordano, in particolare, le azioni legali mosse dal ministro Adolfo Urso contro Il Foglio e Il Riformista e dalla ministra Daniela Santanché contro L’Espresso. Preoccupazione viene espressa in merito alle modalità di finanziamento e alla governance della tv pubblica, oltre che sulle nomine dei direttori, che – si specifica nel testo – sono influenzate dalla politica in contrasto con il Media Fredoom Act.

Le reazioni

«È davvero avvilente leggere il Report, che ancora una volta presenta un quadro davvero preoccupante per l’Italia – commenta la presidente della Commissione di Vigilanza Rai Barbara Floridia – Le problematiche legate alla libertà di stampa e all’indipendenza dei media rimangono tutte lì, anzi in certi casi c’è stato un peggioramento». «Bloccare la riforma – prosegue – e tenere in ostaggio la Commissione di Vigilanza significa trascinare il Paese verso un vicolo cieco, sotto gli occhi di un’Europa sempre più attonita». La riforma del servizio pubblico intanto resta impantanata nelle sabbie del confronto politico, come la partita legata alla nomina del nuovo presidente del Cda Rai che ha portato alla paralisi. Sette tentativi di arrivare alla fumata bianca (l’ultimo dei quali il 2 aprile) sono andati a vuoto, con la maggioranza che ha disertato le sedute in assenza di aperture dalle opposizioni sul nome di Simona Agnes, facendo cadere il numero legale anche per l’attività ordinaria. Una nuova plenaria, con l’ennesimo voto sulla presidenza, è in programma per giovedì 8 maggio alle 8.15 ma senza un accordo tra le parti politiche l’esito rischia di essere lo stesso.

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