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Porte aperte a Medicina, addio ai test d’ingresso: una speranza per giovani e sanità

La tanto annunciata riforma per la facoltà di Medicina è legge. Spariscono i test d’ingresso. Le lezioni per diventare medici si aprono a tutti. A patto di superare una sorta di verifica dopo il primo semestre. Ma andiamo per ordine, la Camera dei deputati ha approvato in via definitiva la riforma, con 149 voti a…
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La tanto annunciata riforma per la facoltà di Medicina è legge. Spariscono i test d’ingresso. Le lezioni per diventare medici si aprono a tutti. A patto di superare una sorta di verifica dopo il primo semestre. Ma andiamo per ordine, la Camera dei deputati ha approvato in via definitiva la riforma, con 149 voti a favore e 63 contrari. Ora, il Ministero dell’Università e della Ricerca dovrà procedere con i decreti attuativi. Insomma gli atenei dovranno sapere come procedere.

La rivoluzione avverrà dal prossimo anno accademico (2025/2026) e riguarderà Medicina, Odontoiatria e Veterinaria. Non solo la riforma riguarderà solo gli Atenei statali e non anche quelli privati. In realtà una selezione ci sarà, ma sarà spostata più avanti, dopo un primo semestre “filtro”, al termine del quale proseguiranno solo gli studenti migliori. «Il numero chiuso è superato, avremo 30mila studenti in più di qui ai prossimi anni e ci saranno 6 mesi caratterizzanti in cui gli studenti si formeranno», ha esultato la ministra Bernini, che definisce questo risultato un «impegno» assunto dal governo «per permettere a tanti ragazzi aspiranti medici di mettersi alla prova, studiando e passando i primi esami universitari anziché dover far dipendere il giudizio sul proprio percorso da una prova a crocette. Una vittoria del talento e della meritocrazia».

Che cosa prevede la riforma?

Ma cosa prevede la riforma? La novità più attesa era appunto la fine del numero chiuso, ma non è ancora detto che si diventerà medici, perchè durante i primi sei mesi ci saranno corsi con programmi uniformi comuni a più facoltà, come biotecnologia, chimica. Al termine di questo primo percorso, sarà stilata una graduatoria nazionale, basata sui crediti formativi ottenuti agi esami universitari e con possibilità di far riconoscere altri crediti formativi da altri percorsi di area sanitaria. A quel punto sarà stilata una lista, in base alla graduatoria nazionale, alla preferenza degli studenti e alle disponibilità dei posti dell’Ateneo. E solo allora si potrà dire di essere iscritti per davvero a medicina. Oppure ad altra facoltà.

La posizione dei sindacati

Ma la riforma che nasce per risolvere la questione della mancanza dei medici, servirà davvero? I sindacati dei medici sono compatti: non sarà utile. «Non è una giusta decisione – afferma Franco Lavalle, presidente nazionale dell’Ussmo – non si apre la stalla quando i buoi sono fuggiti, per dirla con un proverbio». Per Lavalle non è così che si risolve la questione della carenza di personale medico e spiega perchè: «Il gap da qui a un anno lo avremo risolto, perchè sono aumentati i posti nelle specializzazioni che poi è quello che realmente serve. Qui non ci sono i medici specializzati. – afferma il segretario nazionale dell’Ussmo – Aprire a tutti significa che l’Italia spenderà 100mila euro a studente, perchè tanto costa la formazione, per avere dei medici che poi andranno via».

Per l’Ussmo, ma anche per altre sigle, come la Fnomceo, il problema vero è il sistema pubblico sanitario che è sempre meno attrattivo. «I nostri giovani sono cittadini del mondo – afferma Lavalle – facilmente andranno via, una volta laureati, anche perchè dopo anni di lavoro si dovrebbero ritrovare a divenire dipendenti di un sistema dove sono presi a botte e sono pagati la met di quanto invece accade all’estero. Questa riforma sarà solo un grande dispendio di risorse ed energie per l’Italia. Non servirà a creare per il pubblico nuove figure».

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