Feste e Ponti? Se sono un toccasana per il turismo e per una certa categoria di lavoratori (per esempio del settore alberghiero, balneare e della ristorazione) non lo sono per l’economia in generale, basti pensare che peseranno su Pil per 12 miliardi. Nel 2025, il Prodotto interno lordo sfiorerà i 2.244 miliardi di euro, poco più di 6 miliardi di reddito al giorno. Includendo anche bimbi e anziani, l’importo pro capite giornaliero medio nazionale ammonta a 104 euro.
I dati arrivano dalla Cgia di Mestre in un report che incrocia i dati di Prometeia e Istat. «Quest’anno lavoreremo 251 giorni, due in meno rispetto al 2024 che, comunque, era un anno bisesto. In termini di Pil, questo ci «costerà», in linea teorica, 12 miliardi di euro. «Un impatto economico equivalente a quello che potremmo subire dall’eventuale introduzione dei dazi da parte dell’amministrazione Trump», evidenzia la Cgia. Non poco dunque.
Il turismo a pieno regime
Poi è chiaro che c’è una categoria a parte che è quella del turismo, degli alberghi, ma non incide sul Pil, non riesce a bilanciare la perdita. Sicuramente negli alberghi, nei ristoranti e nelle realtà aziendali legate al settore turistico si lavora a pieno regime, ma l’aumento della ricchezza non riesce ad eguagliare la perdita.
Il comparto manufatturiero
Basti solo pensare che nei comparti manifatturieri e nei servizi si denota una decisa flessione della produttività. Basti solo pensare, come, inoltre, che non sono pochi i dipendenti che hanno deciso di concentrare una parte delle ferie proprio in queste settimane, contribuendo a ‘sguarnire’ gli organici nei comparti in cui operano, in particolare nell’industria. Solo nel periodo pasquale con Ponte annesso della Festa della Liberazione si sono spostati, per andare in viaggio, oltre 21 milioni di italiani. E l’esodo dalle città continua.
Con pochi giorni di ferie si poteva arrivare anche a stare ben 15 giorni in vacanza. Da qui è scaturito il calo del Pil. Con una settimana di lavoro in più, guadagneremmo un punto di Pil. Tra l’inizio delle festività pasquali e la fine del ponte del primo maggio, tante fabbriche, altrettanti magazzini, negozi e uffici si sono svuotati, continuando l’attività al rallentatore.