Nuovo stop sul «Ponte sullo Stretto» e nuova offensiva politica contro il governo. Con le motivazioni depositate nella seconda delibera della Corte dei Conti, secondo le opposizioni diventa definitivo il fallimento del progetto così come impostato dall’esecutivo. A chiederne apertamente le conseguenze sono Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra e co-portavoce di Europa Verde, e il Partito democratico, che parlano di una bocciatura «su tutta la linea».
«Ormai è chiaro che Salvini e Ciucci hanno fallito e dovrebbero subirne le conseguenze», afferma Bonelli in una nota, riferendosi al ministro delle Infrastrutture e all’amministratore delegato della società «Stretto di Messina». Secondo il deputato Avs, la procedura scelta per il Ponte sarebbe «in aperta violazione del diritto europeo in materia di appalti e ambiente» e avrebbe portato a impegnare «14,5 miliardi di euro di soldi pubblici, sottratti alle vere priorità del Paese».
Per Bonelli, il Ponte «non si farà» e, se il governo volesse ripartire, dovrebbe presentare «un nuovo progetto con una nuova gara». La conclusione è netta: «Salvini ha fallito: si dimetta». Sulla stessa linea il Pd. Il capogruppo dem nella Commissione Trasporti della Camera, Anthony Barbagallo, richiama quanto riportato da «Il Foglio» online sulle motivazioni dei giudici contabili, che evidenziano un «inscindibile nesso» tra il decreto interministeriale e la delibera del Cipess, già bocciata il 17 novembre per profili giuridici, tecnici e ambientali. «Vista l’inefficacia di quest’ultima – sostiene Barbagallo – si deve concludere per la non conformità a legge anche del decreto medesimo». Per il Pd si tratta di «un fallimento su tutta la linea per il governo».
L’Esecutivo ci prova
Nel frattempo, però, l’esecutivo prende atto dei ritardi e riscrive il calendario delle spese. Con un emendamento alla manovra viene rimodulato il profilo finanziario dell’opera: 780 milioni di euro, inizialmente iscritti nel bilancio del 2025, vengono spostati al 2033. Il valore complessivo delle risorse destinate al Ponte resta invariato, pari a 13,5 miliardi, ma la tempistica slitta in avanti.
L’emendamento interviene sul bilancio del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, nella missione dedicata a infrastrutture pubbliche e logistica, aggiornando la tabella del 2033. Si tratta, come spiegato nella relazione tecnica, di un «aggiornamento dell’iter amministrativo» legato al «non perfezionamento degli impegni» previsti per quest’anno.
Per Barbagallo, a questo punto, la scelta dovrebbe essere politica: «Mettiamo definitivamente una pietra sopra a questo progetto nefasto e ridiamo i 5 miliardi del Fondo sviluppo e coesione a Sicilia e Calabria per le reali urgenze infrastrutturali», mentre il Ponte resta al centro di uno scontro sempre più aspro tra governo e opposizioni.